La Nuova Sardegna

La scoperta di un sassarese: si diventa obesi per colpa della saliva

di Luca Rojch
La scoperta di un sassarese: si diventa obesi per colpa della saliva

Il ricercatore Mario Falchi, che lavora a Londra, ha isolato alcuni geni responsabili della patologia

08 aprile 2014
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SASSARI. Inutile convincersi di non avere fame. Perché in alcuni casi la guerra per mantenere la linea è persa in partenza. La natura lavora contro di noi. L’ultima verità la stabilisce la scienza e a molti farà perdere l’acquolina. Il meccanismo che fa diventare obesi non è nel cervello, ma nella bocca. Tutta colpa di una sorta di cortocircuito evolutivo. La predisposizione ad accumulare grassi è influenzata da un gene che produce un enzima della saliva. La scoperta rivoluzionaria è di un ricercatore sardo che da dieci anni lavora a Londra. Il sassarese Mario Falchi, 46 anni, lavora al dipartimento di genomica delle malattie comuni dell’Imperial college di Londra, uno dei più importanti centri scientifici del Regno Unito e fra le prime 10 università al mondo. Una carriera da golden boy della genetica. Laurea a Sassari in Biologia, poi un dottorato in Statistica genetica a Bologna. Falchi sceglie di andare a lavorare a Londra, prima al King’s College, poi all’Imperial College dove porta avanti le sue ricerche genetiche.

Questione di geni. Per capire quali possono essere le cause che scatenano l’obesità Falchi ha concentrato la sua attenzione sui geni presenti in coPpie multiple. Di solito i geni mantengono una costante, sono in duplice copia, e vengono ereditati da ciascun genitore. Uno di questi produce un enzima contenuto nella saliva: il gene dell’amilasi salivare. Serve per spezzettare gli amidi in zuccheri semplici.

Il meccanismo. Il numero di copie di questo gene è variabile, di solito è di sei nelle popolazioni europee. Ma ci sono individui che hanno un numero di coppie inferiori alla media. Questi hanno maggiore possibilità di sviluppare l’obesità. Lo studio è stato pubblicato su Nature Genetics, una sorta di bibbia della materia, e riportato dalla stampa internazionale, incluso il New Scientist. «La ricerca l’abbiamo iniziata tre anni fa – spiega Falchi –. E l’indagine ha coinvolto soggetti in Francia, Inghilterra e Singapore. Siamo riusciti a stabilire una relazione tra l’obesità e il numero di coppie del gene dell’amilasi salivare. Adesso dobbiamo studiare il meccanismo. È una seconda fase che potrà portare a capire meglio le cause che portano all’insorgere della malattia. Molti geni individuati per l’obesità sono espressi nel cervello, controllano l’appetito. È la prima volta che viene individuato un gene coinvolto nella gestione dei carboidrati».

Gli sviluppi. Lo studio di Falchi promette di aprire nuove porte nella conoscenza della malattia e in futuro potrebbe far arrivare cure rivoluzionarie o misure preventive. «È ancora troppo presto – continua –, per ora abbiamo stabilito una relazione tra il numero di coppie del gene dell’amilasi salivare e la patologia. Il meccanismo non è ancora chiaro, ma potrebbe non dipendere dalla capacità dell’amilasi salivare di trasformare gli amidi in zuccheri per la produzione di energia. È possibile che sia coinvolta l'attivazione di segnali che avvisano e preparano l’organismo all’arrivo di carboidrati. Il 10 per cento delle persone hanno meno di 4 coppie del gene. Questi individui hanno un rischio otto volte maggiore di diventare obesi rispetto all’altro 10 per cento che ne ha più di 9. C’è anche un dato preciso. Si ha un aumento dell’indice di massa corporea del 19 per cento per ogni coppia in meno di amilasi salivare. Il numero di coppie è evoluto con l’uomo. È aumentato col crescere del consumo di carboidrati, con una media più alta nelle popolazioni a più alto consumo di alimenti a base di amidi, come il pane o le patate». Falchi nel 2009 aveva individuato due geni sentinella che indicavano una particolare predisposizione per sviluppare il melanoma, un tumore della pelle.

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