La Nuova Sardegna

La Maddalena, abusivi disperati: «Regione, aiutaci»

di Giampaolo Meloni
La Maddalena, abusivi disperati: «Regione, aiutaci»

Dopo le demolizioni 250 in assemblea. Nasce un comitato. Il sindaco: si può salvare qualcosa col Ppr

06 aprile 2014
4 MINUTI DI LETTURA





INVIATO ALLA MADDALENA. Dalle demolizioni eseguite a quelle incombenti, dalle sentenze esecutive alle ordinanze che sarebbero in arrivo. Come uscire, se possibile senza traumi, dalla pressione dell'abusivismo edilizio che ieri pomeriggio ha alimentato un'assemblea di 250 persone spaventate dalle ruspe messe in moto dalla procura della Repubblica di Tempio?

Le rivendicazioni. Per aprire il varco nasce un comitato di cittadini che domani incontrerà l'amministrazione comunale guidata dal sindaco per mettere a punto la “carta delle rivendicazioni”. Obiettivo e interlocutori sono chiari: Stato e Regione ci devono tirare fuori dai guai nei quali ci hanno cacciati. Ma intanto? «La prossima volta tutta la comunità deve essere lì per scongiurare che le case vengano abbattute», è l'appello di Angelo Bifulco, artigiano che non dimentica di richiamare il G8 e le annesse allegre scorrerie della Cricca.

Le ordinanze. Delle trentacinque indicate dalla Procura, ancora una ventina dovrebbero essere eseguite. Il timore è che la tregua di questi ultimi giorni sia arrivata a termine e nelle prossime ore le benne tornino all'opera. «Siamo qui per decidere un'azione comune e cercare una soluzione – riassume Marco Terrazzoni, uno dei tanti cittadini che singolarmente si sono fatti promotori di questa riunione maturata attraverso la rete social –. Ci siamo visti arrivare all'improvviso uno schieramento di forze senza precedenti». La ricerca di una via d'uscita comincia dalla resa dei conti. Una storia lunga vent'anni, dentro la quale finiscono i tanti ingredienti dei problemi mai risolti.

Il Parco. Ma il cuore del problema è tutto qui, riassunto da tanti interventi: a questa situazione si arriva con la nascita del Parco, istituito nel 1996 per proteggere il patrimonio ambientale, accolto con qualche diffidenza ma anche con tante aspettative. «Ora dobbiamo però dire che abbiamo ceduto l'arcipelago alla giusta tutela ambientale, ma alla comunità è stato tolto tutto. Fra poco anche l'ospedale», sommano le proteste rilanciate qua e là nell'ampia sala di una discoteca che ospita l'assemblea. «Le ordinanze sono 35 ma si parla di 380. Se si è arrivati a questo lo si deve ai vecchi errori della programmazione urbanistica», osserva Luca Montella, consigliere comunale d'opposizione dimissionrio da una ventina di giorni.

I condoni. La nascita del Parco portò alla mutazione delle destinazioni d'uso sull'intera o quasi mappa urbanistica. Dal 1996 niente più mattoni e cemento nel perimetro della tutela ambientale. Nel 2004 l'ultimo condono per gli abusi. Ma la legge è stata aggirata in molti casi. E restavano pendenti le ordinanze di demolizione già sancite dal tribunale per abusi accertati tra il 1993 e il 2008. La Regione, che intanto aveva acquisito al proprio patrimonio il demanio militare dismesso e in alcuni casi persino riscosso il canone in virtù delle concessioni degli alloggi, ha altrettanto voltato lo sguardo altrove. «I politici finora sono rimasti fermi», accusa Antonio Falchi gettando tutti nel mucchio. Sotto tiro anche il Parco, «che non fa niente per tutelare i beni comuni di questa comunità», accusa Roberto Zanchetta. Gli umori sono accesi, s'incrociano accuse, nel contenitore della protesta finisce tutto. Anche le richieste di interventi per risollevarsi dalla crisi, per rilanciare il turismo (ne parlano Donato Fringuello e Leonardo Serra, titolari di bar al centro). «La soluzione? Scorporare l'isola madre dal Parco», taglia corto Giuseppino Rizzu. Via via sale il tono, si punta alle azioni rumorose: occupiamo la sede del parco, no occupiamo l'ospedale, no blocchiamo i traghetti, macché, tutti all'ex Arsenale.

Comiti. Angelo Comiti deve faticare qualche minuto per entrare in sintonia con la varietà di istanze che mescolano aspettative ragionevoli a contestazioni emotive. «Mettiamo in campo una rivendicazione complessiva per cercare di ottenere alcune delle cose che possiamo avere anche sùbito e per le quali possiamo aprire un confronto con la Regione». Benché in una sala gonfia di umori surriscaldati, Comiti non usa mezzi termini: «Sul fronte degli abbattimenti qualcosa dobbiamo fare. Ma dobbiamo anche stabilire le responsabilità dei singoli e quelle collettive. Chi ha commesso abuso lo sapeva. Le demolizioni sono arrivate dopo un percorso lungo di cui tutti sono stati informati. L'azione è stata cruenta come non ci aspettavamo». Stringendo in mano una bottiglietta di acqua minerale dalla quale assume un sorso dopo l'altro, si sposta da un lato all'altro della platea disposta come in un anfiteatro. Nessuno può contestare le sue parole: «Nessuno si aspettava che potesse accadere così, ma nessuno doveva costruire case abusive». Il sindaco crede si possa riaprire una finestra attraverso il Ppr, riconsiderare i casi e salvare il salvabile: «Abbiamo uno studio pronto con la ricognizione esatta della situazione urbanistica dal 1950 a oggi». Per questo spera nella Regione, che in questi giorni è rimasta in silenzio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sin
Le nostre iniziative