La Nuova Sardegna

Il soccorritore: «Dopo la caduta il suo cuore batteva»

Il soccorritore: «Dopo la caduta il suo cuore batteva»

Il racconto del cameriere che ha cercato di aiutare Nurra: il viso era coperto di sangue ma lui respirava ancora

30 marzo 2014
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ALGHERO. Domenico Nurra non è morto sul colpo dopo essere precipitato sugli scogli sotto i bastioni intitolati a Cristoforo Colombo. «Forse sarà entrato immediatamente in coma a causa del violentissimo impatto, chi lo sa. Io spero davvero che non abbia sofferto, ma certamente il suo cuore ha continuato a battere per qualche minuto anche quando era disteso per terra con il volto ricoperto di sangue». A fare la raggelante rivelazione non è un medico, ma Massimiliano Mura, un cameriere che lavora nel bar sul lungomare e ha assistito sin dall’inizio al drammatico incidente di venerdì pomeriggio. Insomma, la prima persona che, assieme agli amici del pensionato, è corsa a vedere se per miracolo c’era qualche speranza di ritrovare l’uomo in vita. «Quando è accaduto tutto – ricorda Mura – io ero davanti all’ingresso del locale a chiacchierare con un amico. Mi ero accorto di quegli anziani, perché li vedo passare da queste parti ogni giorno, ma ovviamente non potevo immaginare che cosa sarebbe successo qualche minuto dopo. All’improvviso – continua – abbiamo sentito un rumore e voltandoci subito verso di loro ci siamo resi conto che non c’era più la ringhiera e che tutti stavano urlando disperati. E a quel punto ho intuito il motivo di tanta disperazione».

Poi è scattata la sua corsa lungo le scale che conducono al mare. E la scena che gli si è presentata davanti era da film dell’orrore. «Il poveretto – racconta ancora – era disteso sulla ringhiera, con il busto sul cemento e le gambe in acqua, sugli scogli. Il viso era una maschera di sangue, ma mi sono fatto coraggio e sono andato comunque a tastargli il polso rendendomi conto che aveva il battito cardiaco molto accelerato». Domenico Nurra era in agonia, ma ancora vivo. «Mentre un cliente del bar chiamava il 118 – aggiunge il cameriere – io sono rimasto accanto all’uomo per controllare le sue condizioni, anche se mi è parso evidente che non avrebbe resistito a lungo. Poi in preda al panico e non sapendo bene cosa fare sono risalito al bar per prendere degli stracci da mettergli in testa e quando sono tornato giù il cuore ha cominciato a battere sempre più lentamente sino a quando si è fermato». Cronaca di pochi istanti pulp. Perché l’ambulanza è arrivata immediatamente e i sanitari, constatato il decesso, non hanno ovviamente ritenuto opportuno tentare un intervento di rianimazione.

A chiamare i soccorsi è stato un giovane che preferisce non essere citato. «Passavo di lì e ho visto delle persone gridare aiuto con le mani in testa. Mi sono affacciato e ho capito, erano le 17.13», svela mostrando il suo cellulare. (a.m.)

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