La Nuova Sardegna

Scontro fra Maninchedda e l’Anas

Scontro fra Maninchedda e l’Anas

L’assessore durissimo contro i ritardi infiniti: «La 131 è il simbolo dello scandalo»

28 marzo 2014
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CAGLIARI. La giunta regionale ha presentato il conto all’Anas: «Basta, con i cantieri infiniti e della vergogna sulla Carlo Felice o dovunque li aprite senza chiudere mai uno scavo». A battere i pugni sul tavolo è stato qualche giorno fa l’assessore ai Lavori pubblici Palo Maninchedda, in un faccia a faccia con il capo compartimento regionale dell’Azienda nazionale per le strade, Valerio Mele. I toni del confronto – raccontano dalla Regione – sarebbero stati molto duri. Ad esempio sul tratto Serrenti-Villasanta, è il cantiere sulla 131 bloccato da anni, l’assessore avrebbe accusato l’ Anas di «essere una vera e propria pietra dello scandalo», perché «colpevole di un’indecisione che sconcerta». Non sarebbe mancato neanche un accenno alla recente rapina (stile colombiano, è stato detto) al furgone portavalori messa a segno proprio in quella spaventosa e pericolosa strettoia . «È uno scandalo, è una vergogna», sarebbero state le parole di Maninchedda rovesciate addosso all’interlocutore. Sui contenuti dell’incontro l’assessore non ha voluto rilasciare dichiarazione, anche se ha confermato che «il vertice c’è stato» e che ha un certo punto della riunione ha detto: «Il dialogo fra noi potrà andare avanti solo se l'Anas farà subito la sua parte, altrimenti faremo ricorso fino ad arrivare al capo dello Stato». Una minaccia chiara e non molto diversa da quella che lo stesso assessore, quand’era consigliere regionale, aveva lanciato tempo fa dalle pagine del suo blog Sardegna e libertà: «Perché l’Anas si dimentica sempre di restituire alla Sardegna i ribassi d’asta sugli appalti? Eppure questi soldi risparmiati sono nostri». In questi giorni, c’è stato il secondo affondo e stavolta mirato su quel cantiere della vergogna, che nessuno finora è riuscito a far ripartire. Neanche Papa Francesco è riuscito nel miracolo. Poco prima della visita del Pontefice a Cagliari, si era mosso mezzo mondo per riaprire il cantiere e permettere ai fedeli del Nord Sardegna di arrivare riposati nel piazzale della Basilica di Bonaria. Risultato: nulla di nulla, nonostante le promesse del prefetto anche ai sindaci imbufaliti dei Comuni che si affacciano sul budello. Ora la Regione vuole che l’Anas «smetta di giocare con la pelle dei sardi». Bisognerà vedere quale sarà la risposta di un’Azienda che finora ha preso in giro la Sardegna e lo ha fatto anche grazie a molte, troppe complicità romane. (ua)

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