La Nuova Sardegna

Il Psd’Az lancia il referendum sul web per l’indipendenza

di Luca Rojch
Il Psd’Az lancia il referendum sul web per l’indipendenza

Manca solo la data, ma i vertici del partito hanno già deciso. Il segretario Giovanni Colli: «Seguiamo il modello Veneto»

25 marzo 2014
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Niente moschetti e guerre patriottiche. L’indipendenza si conquista con un click. Anche in Sardegna scoppia la primavera digitale. Tutta colpa, o merito, del referendum sul web che si è appena concluso in Veneto. In due milioni hanno chiesto che la ricca regione del Nordest abbandoni l’Italia matrigna. E ora anche il Partito Sardo d’Azione punta a questa rivoluzione, più mediatica che di sostanza. La decisione sarà formalizzata nei prossimi giorni, ma è già stata presa. Più del risultato pratico, il valore istituzionale del test è pari a zero, ad affascinare è l’effetto spot, il rimbombo della notizia sui media.

Webferendum. Nessun dubbio per il Psd’Az che lancia il referendum sul web. «Prepariamo tutto – spiega il segretario nazionale Giovanni Colli –. Proprio come ha fatto il Veneto daremo vita a un referendum su internet. Chiederemo ai sardi se vogliono l’indipendenza. È indispensabile sentire quale è la loro volontà. Siamo convinti che questo tema sia diventato di grande attualità, e ci interessa capire quale è la volontà del popolo». Anche il presidente nazionale del Psd’Az, Giacomo Sanna, conferma la scelta del partito, emersa nella direzione. «La Sardegna farà come il Veneto – racconta –. Ci appelleremo in modo diretto ai sardi. Utilizzeremo internet per capire quale è la loro volontà». Restano da fissare la data e le istruzioni per l’uso della rivoluzione digitale. Ma il Psd’Az ha tracciato la rotta.

Secessione mediatica. Il referendum on-line non ha nessun valore giuridico. Ma questo non sembra interessare troppo ai sardisti, che puntano a guadagnare la ribalta nazionale.

La via analogica. Accanto al referendum digitale il Psd’Az porta avanti una seconda strategia. Giovedì, nel primo consiglio regionale vero il gruppo presenterà una mozione in cui chiede l’indizione di un referendum consultivo. Il quesito sarà più o meno: vuoi che la Sardegna diventi uno Stato indipendente? «È così – conferma Colli –. In realtà è una riproposizione della mozione che avevamo già portato avanti nella scorsa legislatura e non era passata per un solo voto. Oggi ci riproviamo, speriamo in una maggioranza trasversale. Mi pare che l’isola dimostri una maturità maggiore rispetto al passato e ci sia una diversa attenzione». Anche Sanna sembra fare affidamento su questa strada. «Noi presenteremo questa proposta – dice – nella convinzione che i sardi debbano avere la possibilità di esprimersi su un tema tanto importante».

La morte del banchetto. Rottamato il vecchio sistema della raccolta delle firme per ottenere il referendum. «Inutile farlo – spiega Sanna –, per diverse ragioni. Sono convinto che la proposta sarebbe bocciata e in ogni caso non la ritengo una strategia vincente. Ci sono altri metodi, quelli che portiamo avanti». Linea condivisa anche da Colli. «La raccolta firme non ci interessa». Non c’è spazio per le polemiche con il resto del pianeta indipendentista che in campagna elettorale ha accusato i sardisti di essersi alleato con i partiti “italiani”. Ora gli eredi di Emilio Lussu sono pronti a prendersi il ruolo di rivoluzionari.

La tragedia

Tre vite e tre famiglie distrutte nello schianto sulla Sassari-Alghero

di Davide Pinna
Le nostre iniziative