La Nuova Sardegna

credito/ la protesta di 400 ex dipendenti

«Noi, scaricati e messi all’angolo: Stato e banche ci lasciano soli»

«Noi, scaricati e messi all’angolo: Stato e banche ci lasciano soli»

SASSARI. Sono due dei quattrocento bancari scaricati a tempo di record e lasciati soli con la stessa prodigiosa rapidità. «Ci hanno abbandonato sia i vertici dei nostri istituti sia lo Stato»,...

23 marzo 2014
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SASSARI. Sono due dei quattrocento bancari scaricati a tempo di record e lasciati soli con la stessa prodigiosa rapidità. «Ci hanno abbandonato sia i vertici dei nostri istituti sia lo Stato», protestano Giuseppe Manca ed Enrico Ruiu, esodati persi nell’esercito degli “ex” senza un futuro certo. Sino a qualche anno fa erano funzionari in servizio con compiti di elevata responsabilità. Oggi navigano a vista: non sanno neppure se dai prossimi mesi avranno un sussidio.

La storia. «Sì, perché una delle note che contrassegna questa paradossale vicenda che riguarda noi come molte migliaia di altri lavoratori in Italia è la mancanza di qualsiasi notizia sicura», sottolineano Ruiu e Manca. Entrambi hanno accettato un contributo all’esodo nel momento in cui la banca aveva deciso di attuare una strategia di prepensionamenti per sfoltire gli organici interni. Ed entrambi si ritrovano adesso nella prospettiva di non poter andare in pensione. E di restare intanto privi di qualsiasi fonte di reddito per parecchio tempo.

Ruoli. Enrico Ruiu, 60 anni, di Cargeghe, ha operato per la Banca di credito sardo fino al giugno 2009, ultima sede di lavoro Sassari. «Sinora, per sopperire alla mancanza di stipendio, siamo stati tutti “coperti” dal Fondo di solidarietà creato con i versamenti nostri e delle aziende bancarie: tutto secondo gli accordi siglati a suo tempo e garantiti dallo Stato – spiega Ruiu – Però, qdualche settimana dopo le dimissioni date da me e tanti altri, sono intervenute nuove disposizioni. Prima il ministro Sacconi e poi la Fornero hanno creato una situazione imprevista: un paradosso che, nel complesso, ha fatto slittare di un anno la possibilità di venire assorbiti dall’Inps».

Gli effetti. In conclusione, per 12 mesi, o forse addirittura di più, Ruiu si troverà privo di mezzi perché né quel Fondo di solidarietà né la sua stessa ex banca hanno intenzione di provvedere (e per legge - è bene chiarirlo - non sono tenuti a farlo). Identico nella sostanza, con qualche differente sfumatura nei tempi d’uscita, il discorso che riguarda il suo collega. Giuseppe Manca, 59 anni, sassarese di origini ittiresi, a suotempo, dopo la fusione col Cis, era rimasto a Banca Intesa, nell’ispettorato centrale.

A complicare il quadro specifico di questi “uomini ex”, per dirla col titolo dn un libro carico di angosce del giornalista Peppino Fiori, c’è un’aggravante. Considerato che tutti e due, prima della girandola di accorpamenti tra istituti, erano dipendenti del Banco di Napoli, per uno di quei frequenti inghippi di malaburocrazia italiota, della loro sorte deve occuparsi l’Inps della città partenopea, e non come sarebbe stato logico qualcuna delle sedi sarde. Tutto più complicato, quindi: dai contatti con gli addetti dislocati in Campania alla raccolta informazioni su procedure, metodologie, possibili vie di fuga.

Timori. «Io rischio di restare “sospeso” dal prossimo aprile al marzo 2015, il mio collega da ottobre al settembre 2015», informa Ruiu, che riesce a mantenere un’invidiabile calma. «Ma – incalza – ci rifiutiamo di pensare che la situazione, per noi e per centinaia di altre persone nell’isola sia davvero immodificabile». «Stiamo cercando di coinvolgere i parlamentari della commissione lavoro, purtroppo tra loro non c’è neanche un sardo – conclude Giuseppe Manca – Quel che ci vorrebbe è un provvedimento che prolungasse i sussidi quantomeno di un altro anno». (pgp)

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