La Nuova Sardegna

Nelle foto di Capa gli uomini e le loro storie

di Paolo Curreli
Nelle foto di Capa gli uomini e le loro storie

Al Man “Una vita leggermente fuori fuoco” Un centinaio di scatti del grande fotoreporter

21 marzo 2014
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NUORO. La carriera di fotoreporter internazionale di Robert Capa – e la mostra che il museo Man gli dedica – si apre con le foto Trotsky del 1932. Un esordio che sottolinea la visione che Capa aveva del suo lavoro; documentazione, giornalismo e non estetica; per lui la fotografia non era certo una pronipote della pittura, ma una testimonianza diretta e ripresa «da vicino».

Il giovane fotografo – a Copenaghen per documentare la lezione che il rivoluzionario esule e braccato dalla polizia stalinista tiene all'università –, riesce a superare il divieto di fare foto, portandosi dietro una piccola Leica, le immagini che ruba sono sfocate e le pellicole graffiate. Ma tutti gli errori tecnici sembrano sottolineare il gesto pieno di passione e volontà di Trotsky, la stampa ha così una sua bellezza particolare e l'estetica rientra come strumento fondamentale del racconto. Questa idea della foto come pura documentazione e del fotografo inteso come un paio di occhi neutri, Robert Capa l'ha smentita giorno per giorno in tutta la sua carriera, raccontando con entusiasmo l'allegria delle manifestazioni del Fronte Popolare in Francia o la seconda guerra mondiale che ha attraversato e incrociato in tutti i suoi fronti, o ritraendo con ironia star come Gary Cooper e Pablo Picasso.

Come dice lo stesso Capa «il tremore delle mani del fotografo» si coglie in maniera potente, è il momento esatto e la condizione in cui avviene lo scatto e la presenza dell’uomo dietro l’obiettivo, testimoniato bene dal famoso “mosso” dello sbarco ad Omah Beach nel 1944.Il suo genio appare bene nelle foto della Magnum in mostra a Nuoro; si tratta della capacità di cogliere la presenza dell'uomo restituita nella sua unicità, specie nelle condizioni estreme di guerra e di violenza dove la dignità della persona viene sempre annichilita.

Robert Capa, ebreo e comunista e per questo esule nell'Europa dilaniata dalla guerra, ritrova una naturale empatia con i più deboli, di cui racconta la tenerezza, lo smarrimento e la solidarietà, attraverso la capacità di riassumerne i sentimenti in un'occhiata o in un gesto. Fermando in uno scatto lo sguardo preoccupato verso il cielo della gente che ancora non conosce l'orrore dei bombardamenti sui civili nel '37 a Bilbao, a differenza della fuga disperata in Cina nel 1938, quando questo orrore diventa la morte nota e quotidiana. Il volto impietrito della moglie col neonato in braccio, che osserva il marito coscritto dai franchisti per il fronte in Spagna, le lacrime alla stazione delle mogli dei repubblicani. Le colonne degli esuli, i gesti di tenerezza nelle situazioni più estreme, il té nel rifugio antiaereo a Londra o i due violoncellisti nel campo di concentramento per i repubblicani spagnoli in Francia, il riposo della bambina durante l'evacuazione di Barcellona. Tutto diventa non più Storia ma storie, le ideologie, speranza e fallimenti, gli eserciti uomini e donne, le battaglie un deserto di paura, sangue e smarrimento. Robert Capa ha uno sguardo pietoso anche nei confronti del soldato della Wermacht catturato, la sua descrizione è solidale nel partigiano parigino armato ma con l'abito di tutti i giorni. Non esistono nemici e amici quando i coinvolti sono uomini, ma nelle sue foto traspare sempre una certa antipatia per il potere. Capa affronta nel 1938 un viaggio in Oriente per documentare il conflitto cino-giapponese, verso l'ultimo baluardo contro il fascismo vincitore nel mondo. Eppure il bambino-soldato cinese è inquietante, l'attore impegnato nella propaganda comunista quasi pauroso, il generale Chiang Kai-shek e sua moglie (alleati all'epoca dei comunisti nella resistenza contro il Giappone) sicuramente antipatici. L'empatia si ferma davanti al potere e al militarismo. La tenerezza è tutta per i bambini che giocano nella neve, per il contadino anonimo che rema durante l'inondazione.

Dramma e ironia, gli elementi del racconto di Capa, ma in fondo di tutti i racconti degli uomini, dall'iconica foto del miliziano colpito, al pianto delle madri di Napoli che mostrano le foto dei loro ragazzi uccisi durante le “quattro giornate” contro i nazisti, alla geniale visione della nave “Altalena” in Israele fatta arenare perché carica di munizioni davanti al pubblico sulle sdraio in spiaggia.

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