La Nuova Sardegna

Paese sgomento: «Omicidio inspiegabile»

di Paolo Merlini
Paese sgomento: «Omicidio inspiegabile»

Tutta la comunità scende in piazza e segue la cerimonia nella chiesa di San Giovanni Battista

19 marzo 2014
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INVIATO A ARZANA. Il paese si ferma alle 15.30 di ieri, quando il sole di una primavera arrivata all'improvviso riscalda anche a settecento metri d'altezza e costringe a cercare riparo all'ombra. A quell'ora piazza Roma, il centro vitale di Arzana, si popola di una folla multiforme: donne e uomini, giovani e anziani, imprenditori e pastori, politici e impiegati, questi ultimi ex colleghi di Pietro Piras. La chiesa di San Giovanni Battista non riuscirà a contenere tutti: molti, la maggioranza, scelgono di aspettare nel sagrato la fine della messa celebrata dal vescovo Antioco Piseddu e dal parroco Vincenzo Pirarba.

Casa Piras, il palazzotto in vico Garibaldi dove la vittima dell'omicidio di domenica abitava con la moglie e i cinque figli, dista poco più di cento metri. Per tutta la mattina è stato un via vai di persone che hanno voluto portare un segno di vicinanza al dolore della famiglia. All’uscita, parlano in molti con i cronisti, un segno evidente del cambiamento di un paese che appena vent’anni fa i media etichettavano, forse frettolosamente, come il cuore di tenebra dell’Ogliastra, un paese al centro di mille misteri: sequestri, omicidi, latitanti. Giovani e anziani, donne e uomini accolgono di buon grado la richiesta dei giornalisti e concedono un ricordo, offrono una testimonianza sulla vittima di un delitto per loro inspiegabile. La morte favorisce spesso giudizi clementi per chi non è più tra noi, ma è palpabile lo stupore per la fine di Piras. Emerge il ricordo di un uomo dal carattere forse spigoloso, ma onesto, buon padre di famiglia. Un impiegato stimato dai colleghi, che a fine lavoro andava in campagna ad accudire il bestiame, e che da cinque anni si dedicava unicamente a questo dopo essere andato in pensione. Amava la natura e la caccia, dice chi lo conosceva. Lo testimoniano i manifesti funebri affissi di fronte al municipio: lo ricorda la compagnia di caccia grossa Manaxilis, ma anche quella di Sa Menta. Accanto a queste testimonianze la partecipazione del sindaco Marco Melis assieme alla giunta, poi ancora quella del segretario comunale e dei dipendenti dell’amministrazione. E le frasi degli amici dei cinque figli, tre maschi e due femmine. La leva dell’89 che è vicina a Piergiorgio, quella dell’86 a Paola, altri ragazzi ancora che esprimono il loro affetto per Pamela.

Ci sono una “vecchia” e una “nuova” Arzana. Il timore è che una possa riprendere il sopravvento sull’altra, su quella che rappresenta il cambiamento. Lo dice chiaramente il vescovo Piseddu, che teme il ritorno alla stagione di violenza di un tempo ed esorta alla pace e al perdono. Lo fa nel linguaggio proprio della chiesa, usando parole che forse non sfioreranno mai le coscienze degli assassini di Piras, ma testimoniano una paura che non è solo degli uomini religiosi, ma generale: ricadere in una spirale di violenza. È un timore che Piseddu esprime per Arzana ma anche per tutta l’Ogliastra, un territorio con neppure sessantamila abitanti dove nell’ultimo mese tre persone sono morte ammazzate. Concetti che ribadirà poco dopo anche don Pirarba, parroco del paese da oltre trent’anni. Un sacerdote abituato a gesti eclatanti, che in passato ha amato far parlare di sé: come quando, negli anni caldi di Arzana, le cronache riportarono che in chiesa custodiva un’arma, non si mai con i malitenzionati che c’erano in giro; o quando si mise a bruciare sulla pubblica piazza una copia del romanzo “blasfemo” «Il Codice da Vinci», guadagnandosi anche qualche prima pagina nazionale. O, ancora, quando si fece interprete di un miracoloso asse Arzana-Medjugorje che la curia in fondo non approvò mai del tutto. «Pentitevi, consegnatevi a Dio», ha detto ieri rivolto ai sicari di Pietro Piras, usando toni più accesi del vescovo ma argomenti simili nella sostanza. «Questo omicidio fa ripiombare Arzana nella stagione di sangue degli anni ’80 e ’90 – ha continuato il parroco – ma oggi la comunità dovrà e saprà reagire».

Tra i tanti presenti in chiesa ci sono diversi uomini politici, perlopiù di centro destra (Piras in passato si era impegnato molto per la Democrazia Cristiana). Come un ex assessore della giunta Cappellacci o un paio di consiglieri regionali della stessa maggioranza. O l’ex presidente della Regione Angelo Roych, che legge dal pulpito un passo del Vangelo. Dicono che Pietro Piras avesse amici ovunque in Sardegna. Molti di loro ieri erano ad Arzana, e non riuscivano a darsi una spiegazione sul suo assassinio.

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