La Nuova Sardegna

Comitati in rete contro l’assalto al territorio

di Giampaolo Meloni
Comitati in rete contro l’assalto al territorio

Trenta gruppi presentano venerdì il Manifesto comune: no alle lobby delle energie rinnovabili

19 marzo 2014
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CAGLIARI. Da Cossoine a Villasor, da Narbolia a Sanluri: sono una trentina quelli che hanno deciso di mettere il proprio lavoro in un sistema di coordinamento regionale e costruire con le rispettive battaglie un programma comune. I gruppi spontanei di cittadini nati dalle contestazioni ai grandi insediamenti per fotovoltaico, termodinamico, trivellazioni per il metano, insomma, sul fronte delle energie rinnovabili, si presenteranno venerdì a Cagliari, con la sigla comune che identifica il loro progetto: Comitati Sardi In Rete.

«Negli ultimi anni, nonostante le buone parole di chi ci governa, si è intensificato in Italia l'assalto al territorio che non trova spiegazioni se non in una accelerazione delle spinte speculative e finanziarie mosse da grandi lobby operanti nel campo energetico», si legge nel documento di presentazione. A suscitare obiezioni e quasi sempre reazioni dure (come è stato nei giorni scorsi a Orani, dove la popolazione ha sbattuto le porte in faccia all’ipotesi di un grande parco eolico) è stata «l’espansione incontrollata soprattutto, nel comparto delle energie rinnovabili favorite dall'incauta distribuzione degli incentivi statali dedicati», ribadiscono i Comitati Sardi In Rete.

La Sardegna è una delle Regioni italiane maggiormente interessate agli insediamenti, che hanno trovato strada facile grazie «all'assenza di un attento controllo da parte della "politica", che in più occasioni si è manifestata addirittura connivente, e della società sarda che ha ripetutamente dimostrato disattenzione alle modifiche territoriali», si ribadisce nel documento. Da questo scenario è germogliata l’iniziativa dei Comitati. «Ne sono nati tanti – spiega Porcedda – composti da attivissimi e preparatissimi cittadini, che si sono fatti portatori di istanze orientate al bene comune e alla sensibilizzazione della classe "politica" e dell'opinione pubblica sul problema della salvaguardia del paesaggio, della gestione del territorio e della programmazione partecipata delle linee strategiche regionali e di ogni comunità locale».

Una reazione spontanea nata dal basso che ora mette insieme forze, competenze, esperienze e passioni. L’obiettivo? «Mettere fine a questa spirale di espropriazione, di abbandono dei territori e di privatizzazione dei beni comuni che sta condannando intere comunità alla perdita d'identità e alla conseguente scomparsa». Un tema finito anche all’attenzione dell’Unione europea, soprattutto per le preoccupazioni suscitate dal grande consumo di terreni, spesso anche di pregio agricolo, e dalle conseguenti speculazioni derivate dai prezzi bassi all’acquisizione e dai giganteschi utili che avranno le multinazionali con i finanziamenti pubblici sulle energie rinnovabili.

Venerdì la presentazione del manifesto d’intenti.

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