La Nuova Sardegna

Arzana, la Dda indaga sull’omicidio Piras

di Kety Sanna
Arzana, la Dda indaga sull’omicidio Piras

Oggi vertice con il procuratore Mura, si scava negli anni bui del banditismo L’autopsia conferma: l’ex ragioniere ucciso con 4 fucilate, l’ultima al volto

18 marzo 2014
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ARZANA. Un summit ad Arzana con il procuratore della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Cagliari, Mauro Mura, i vertici dell'Arma e della Polizia, insieme al sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Lanusei Nicola Giua Marassi, per fare il punto sull’omicidio di Pietro Piras, ragioniere in pensione del Comune di Arzana, che potrebbe avere legami con periodi bui della storia del banditismo e dei sequestri di persona in Sardegna. Un incontro in apparenza inspiegabile che potrebbe fornire, tuttavia, una chiave di lettura in grado di accendere un faro su aspetti ancora oscuri di un delitto privo, se ricondotto al passato recente della vittima, di un movente.

Ovviamente il riserbo da parte delle forze dell’ordine è assoluto. Intanto solo nella tarda serata di ieri l’anatomopatologo Roberto Marcialis ha concluso l’esame autoptico sul cadavere dell’ex responsabile amministrativo del Comune di Arzana. Sarebbero state tre le fucilate, caricate a pallettoni, esplose da una distanza di 12 metri: una alla testa, le altre al costato. Colpi mortali che non hanno dato scampo a Pietro Piras. Nonostante ciò i killer, forse due, gli hanno voluto infliggere anche il colpo di grazia che lo ha completamente sfigurato.

Dalle ore immediatamente successive all’agguato nelle campagne di “S’iligi mannu”, nel versante arzanese del Supramonte ogliastrino, i carabinieri del comando provinciale di Nuoro e della rilievi in collaborazione con i colleghi della Compagnia di Lanusei, tutti coordinati dal colonnello Simone Sorrentino e dal capitano Danilo Cimicata, hanno fatto partire la caccia all’uomo. Nessuno pare abbia notato movimenti strani nella zona e neppure sentito le esplosioni delle fucilate. Sembra anche che sul luogo del delitto non siano stati trovati bossoli riconducibili alle armi usate per l'esecuzione. Doppiette calibro 12, forse, oppure semiautomatici.

Per tutta la giornata di ieri in caserma ad Arzana sono stati sentiti familiari e amici del ragioniere nel tentativo di ricostruire le sue ultime ore di vita.

Anche se pare che i killer di Pietro Piras giungano dal passato, da vecchie storie, probabilmente mai chiuse definitivamente. Fatti risalenti agli anni Ottana e Novanta, all'epoca dei sequestri De Angelis, Melis e Soffiantini, che videro un fratello della vittima, Mario Fortunato Piras, al centro di un'indagine per un suo presunto interessamento per la liberazione dei due ostaggi, nonostante fosse ancora detenuto nel carcere di Cagliari dove stava scontando una pena a 18 anni per il sequestro De Angelis. Poi il presunto legame di amicizia con l'ex latitante Pasquale Stochino, 31 anni alla macchia, che pare trovasse rifugio sicuro proprio nelle campagne del Supramonte, nell’azienda allora gestita dallo zio di Pietro Piras. Ipotesi che potrebbero anche non dare un movente a questo omicidio studiato nei minimi particolari, con astuzia, freddezza e determinazione, da mani professioniste. I killer, appostati dietro cespugli di macchia mediterranea, hanno atteso la loro vittima. Dall'alto di un costone roccioso, hanno prima fatto rotolare fino alla strada dei massi che hanno poi posizionato lungo la carreggiata. Hanno atteso l'arrivo di Pietro Piras e appena se lo sono trovato davanti hanno fatto fuoco.

Una, due, tre fucilate esplose in rapida successione, tutte hanno fatto centro. La vittima colpita a morte è rimasta appoggiata allo schienale del sedile col motore del pick up ancora acceso. Poi i suoi assassini lo hanno finito con una fucilata in pieno volto. Resta inoltre da chiarire la posizione in cui è stato trovato il veicolo. Era perfettamente parcheggiato sul ciglio della strada, in cunetta, con il motore acceso e la marcia in folle. Non è escluso, perciò, che nei piani dei killer ci fosse anche l'intenzione di far precipitare il mezzo giù dalla scarpata. Forse gli assassini sono stati disturbati da qualcuno e hanno così deciso di darsi alla fuga avendo, comunque, portato a termine il loro piano di morte.

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