La Nuova Sardegna

Giovane morto nella cava, è un giallo: impianto sotto sequestro

di Angelo Fontanesi
Giovane morto nella cava, è un giallo: impianto sotto sequestro

Dubbi sull’incidente: la profondità della ferita alla testa non sarebbe compatibile con una caduta da terra

17 marzo 2014
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OROSEI. Ci sono grossi dubbi sulle modalità dell'incidente occorso martedì scorso nella cava “Nanni Mele e figli” che ha provocato la morte di Antonello Mereu. L'operaio dorgalese di venticinque anni era stato ritrovato verso le sette del mattino da alcuni suoi colleghi di lavoro esanime e privo di conoscenza per terra in una pozza di sangue ai piedi di alcuni massi informi che stava squadrando con una macchina a fili diamantati. Il giovane, che non indossava il caschetto di protezione, presentava una profonda lesione cranica dalla quale aveva già perso molto sangue e da dove era fuoriuscita anche della materia cerebrale. Così lo avevano trovato e soccorso per primi gli operatori del 118 di Orosei raggiunti poi dai colleghi della medicalizzata di Nuoro che avevano provveduto al ricovero del poveretto presso il reparto di Rianimazione del San Francesco di Nuoro dove il giovane era deceduto il giorno dopo.

La prima versione dell'incidente parlava di una rovinosa caduta dell'operaio provocata forse dal fondo della cava reso scivoloso dal fango. Una caduta che sarebbe avvenuta a livello di terra, versione che contrasterebbe però con l'entità e la profondità del trauma. Da qui i primi dubbi sulla reale dinamica dell'incidente che di fatto non avrebbe avuto alcun testimone oculare visto che Antonello Mereu sarebbe stato al lavoro da solo nel momento dell’incidente.

Dubbi accresciuti dai successivi accertamenti e dall'autopsia svolta sul cadavere del giovane e che avrebbe evidenziato altre ferite ed escoriazioni in diverse parti del corpo.

Fatto sta che ieri pomeriggio un ingente dispiegamento di carabinieri ha messo sotto sequestro cautelativo l'intero perimetro dell'impianto di estrazione e di lavorazione del marmo di Nanni Mele e figli. Non solo l'angolo di cava teatro del drammatico incidente, come solitamente avviene in casi anche di incidenti mortali (così era accaduto per esempio per la morte del cavatore polacco Michal Knap morto schiacciato da un enorme blocco di marmo circa un mese fa in un’altra cava oroseina) ma tutta l'area di estrazione, i laboratori, le officine e addirittura gli uffici. L'ipotesi di una semplice caduta da terra a questo punto infatti non reggerebbe più. La devastante ferita alla testa del giocane potrebbe essere stata causata dalla rottura improvvisa del cavo diamantato che come una frusta avrebbe colpito in pieno il cranio di Antonello Mereu. Intanto anche ieri per tutta la giornata sono continuati gli interrogatori dei carabinieri che hanno nuovamente convocato nella caserma di Orosei gli operatori del 118 che per primi hanno soccorso il poveretto e diversi suoi colleghi.

Un altro tangibile segnale di come nulla venga tralasciato per fare piena luce su un incidente che, dopo quello occorso al cavatore polacco, ha riacceso prepotentemente i riflettori sulle misure di sicurezza che dovrebbero disciplinare il lavoro di estrazione nelle cave, funestato invece da due croci soltanto nell'ultimo mese.

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