La Nuova Sardegna

I figli impietriti dal dolore

I figli impietriti dal dolore

Neanche una parola dai parenti rimasti sino a sera nel luogo del delitto

17 marzo 2014
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ARZANA. Una grossa mappa su una roccia di granito apriva la porta alle campagne di “S'iligi mannu”, teatro dell’omicidio di ieri mattina. Per arrivarci occorreva percorrere circa dieci chilometri di strada a una sola corsia, spesso attraversata da mucche e cavalli al pascolo brado. Una natura incontaminata che ieri però, si è macchiata del sangue di un uomo. La lunga fila di auto anticipava il teatro dell’omicidio: i nastri bianchi e rossi che ne delimitavano l’area e gli uomini in divisa che ne bloccavano l’accesso. Parenti e amici di Pietro Piras hanno atteso con pazienza la fine del lavoro degli inquirenti. A distanza, anche oltre quella loro concessa, in gruppo cercavano di trovare una spiegazione al delitto. Ma l’arrivo di persone “straniere”, per loro solo intruse, li ha fatti ammutolire creando dei muri invalicabili di silenzi e sguardi interrogativi. Nulla doveva uscire, perché tutto, ogni minima parola, sarebbe potuta essere interpretata male. Una veglia lunga, iniziata sotto un sole ormai primaverile e terminata all’imbrunire, quando l’aria iniziava ad essere più frizzante. Due giovani, uno vestito con pantaloni in velluto “tradizionali” e un altro, forse più piccolo, con jeans e indosso una felpa viola e ai piedi scarpe da tennis scure, si sono avvicinati a un militare dicendogli di essere i figli dell’ucciso. Non una parola di più. Anche loro, a maggior ragione, avrebbero gradito l’assenza di visi sconosciuti, di telecamere o macchine fotografiche attorno al corpo del padre martoriato dalle fucilate. “Scortati” dai carabinieri si sono avvicinati al pick up e dopo aver rivolto uno sguardo carico di dolore e rabbia a quel corpo esanime, hanno ripercorso a ritroso la stradina, in un silenzio quasi irreale, sotto lo sguardo dei presenti. L’arrivo del carro funebre con la scritta “Aurora”, giunto da Lanusei, ha scandito l’ultimo atto di una sequenza di momenti che si susseguono, tutti uguali, nei teatri di eventi delittuosi. Infatti, mentre gli operatori con gesti rapidi e decisi ricomponevano il corpo senza vita della vittima dentro la bara, gli spettatori rivolgevano le spalle alla scena e, lentamente, si allontanavano. Poco dopo nelle campagne di “S’iligi mannu” tutto è tornato in un’apparente normalità.

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