La Nuova Sardegna

La targa? «È del Regno Sovrano di Gaia»

di Nadia Cossu
La targa? «È del Regno Sovrano di Gaia»

Denunciato automobilista: assicurazione e libretto falsi. Lui si difende: sono veri, è il mio Stato. E poi: abito nel Pianeta terra

16 marzo 2014
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SASSARI. Non poteva passare inosservata quella sigla RSG nella targa di una Peugeot parcheggiata in via Zanfarino. E infatti venerdì ha catturato l’attenzione della polizia municipale di Sassari. «Che Paese è?» La curiosità viene soddisfatta subito dopo quando i vigili in servizio danno un’occhiata più approfondita e leggono: Regno Sovrano di Gaia. Aggrottano le sopracciglia. Ma non è ancora finita: la stessa identica scritta compare nel contrassegno dell’assicurazione esibito “regolarmente” nel parabrezza dell’auto. Il provvedimento scatta subito: la macchina viene caricata su un carroattrezzi e trasferita nel deposito del comando della polizia municipale.

La seconda sorpresa arriva ieri mattina quando tre persone – tra cui il proprietario dell’auto – si presentano negli uffici chiedendo spiegazioni sul sequestro del veicolo: «La targa è falsa – rispondono gli agenti – così come sono falsi il tagliando assicurativo, il certificato di proprietà, il libretto». I tre sembrano quasi cadere dalle nuvole: «Non sono falsi, li ha rilasciati il Regno Sovrano di Gaia». Stupore e imbarazzo dilagano nei corridoi del comando di via Carlo Felice. A quel punto vengono chieste loro le generalità e in un primo momento si rifiutano di fornire il nome di battesimo. Non solo. Alla domanda: «Dove siete residenti?» rispondono: «Nel pianeta terra». E nulla di più. Facile immaginare l’espressione sul volto dei vigili urbani che si trovano a dover gestire una situazione certamente fuori dalla routine. Ce n’è quanto basta per inviare tutto alla Procura della Repubblica di Sassari. Il proprietario della Peugeot, un imprenditore sassarese, viene denunciato per falsificazione di targa, contraffazione dell’assicurazione e generalità false.

Cosa ci sia dietro tutto questo non è proprio semplice da spiegare. Le tre persone in questione ritengono di non far parte dello Stato italiano, di conseguenza non ne riconoscono le leggi. Davanti agli agenti hanno tentato con una incredibile convinzione di far valere le proprie ragioni considerato che la loro filosofia di vita si basa su scelte che non hanno bisogno di autorizzazioni, sul libero scambio o una moneta complementare «di tua scelta e valore, comunemente accettata». Qualsiasi cosa è sempre meglio che «continuare a essere schiavo del sistema e delle banche illegittime, pignorate, che hanno ingannato l’umanità per secoli».

Intanto, però, all’imprenditore sassarese libero dalla schiavitù imposta dallo Stato italiano è stata confiscata la macchina. Non è nemmeno escluso che tenti di riaverla indietro, magari facendo ricorso alla giurisdizione del Regno Sovrano di Gaia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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