La Nuova Sardegna

La lunga trattativa con i partiti delude solo Sinistra sarda

Marras resta fuori, Pdci e Rifondazione polemizzano Al Pd anche la presidenza del Consiglio con Ganau

14 marzo 2014
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CAGLIARI. Quant’è stato faticoso mettere assieme la giunta? «Normalmente complicato». A cose fatte Francesco Pigliaru, il governatore, è deciso nel far sapere che è molto soddisfatto della squadra. «La volevo di alto profilo e lo è, perché gli undici partiti della coalizione hanno rispettato l’unico e vero criterio richiesto (e preteso): il pieno rispetto delle competenze». Diplomatico e protettivo, come sempre, neanche sotto tortura ammetterebbe che invece è stato molto complicato. Per una ventina di giorni e ben oltre la mezzanotte del giorno di vigilia, ha dovuto tener testa alle bizze altrui, dar fondo alla virtù della pazienza, altrimenti non avrebbe tenuto fede al suo primo giuramento da presidente della Regione: «Saremo pronti in ventiquattr’ore». Fino all’ultimo e per almeno due o tre volte, lo hanno costretto a smontare e rimontare il puzzle, a togliere, a mettere questo o quello dentro o fuori dalla foto di gruppo. Con bravura e orgoglio, Pigliaru è riuscito a portare a casa il risultato, ma la domanda sorge spontanea: tutti sono contenti?

Pd. La facciata dice che i democratici sono soddisfatti. Avrebbero voluto cinque assessorati per soddisfare le varie correnti, forse ci sono riusciti lo stesso con i quattro che avranno. Il correntone ha fatto bingo con gli assessori Cristiano Erriu (area Paolo Fadda), Massimo Deiana (Antonello Cabras) e Gianmario Demuro (Renato Soru). In più, è sicura per questo trio, rafforzato dal segretario Silvio Lai, l’elezione di Gianfranco Ganau (Cabras) a presidente del Consiglio, la nomina di Pietro Cocco (Soru) a capogruppo e la presidenza di una o due delle quattro commissioni consiliari che spettano al Pd. E la minoranza? Non è contenta, ma si consola con l’assessore Virginia Mura (Siro Marrocu), la presidenza delle commissioni bilancio e urbanistica, con Franco Sabatini (ex Ds) e Gavino Manca (renziano doc). Presto per i sostenitori delusi del sottosegretario Francesca Barracciu potrebbero arrivare anche le nomine ai vertici della Sfirs e dell’Agenzia regionale delle entrate da costituire.

Sel. Su Claudia Firino alla cultura il confronto fra i sostenitori del senatore Luciano Uras, che ha la maggioranza, e quelli del deputato Michele Piras in fin dei conti è stato meno aspro del previsto. La scelta è stata condivisa e all’orizzonte per chi è in minoranza potrebbe esserci la direzione dell’Agenzia del lavoro.

Sardegna vera. La coalizione post elettorale fra Idv-Verdi, Upc, Socialisti e La Base può fare salti di gioia. Ha avuto l’assessorato che voleva con Maria Grazia Piras, indicata dall’Upc, mentre Efisio Arbau sarà il capogruppo del quartetto di consiglieri. È difficile che avranno altro.

Sinistra sarda. Ha preso una batosta e non se l’aspettava. Zero assessori nonostante due consiglieri eletti perché il loro candidato forte – Leonardo Marras – ha trovato tutti i posti occupati. La reazione di Pdci e Rifondazione è stata dura. Dopo aver assicurato comunque «il leale sostegno» e la fiducia all’esecutivo «ma solo dopo un serio confronto sulle politiche sociali ed economiche del programma di governo», in un comunicato hanno sottolineato con amarezza che «il giusto tentativo di caratterizzare, a sinistra, la giunta», è stato «ridotto invece a garantire solo un’evidente connotazione centrista che pare destinata a proporre soluzioni differenti, se non contrarie, a quelle sottoscritte a suo tempo col centrosinistra». Il malumore è evidente: come risolverlo? Forse con la nomina di Marras, presidente dell’Atp Sassari, ad amministratore unico dell’Arst, ma la partita sugli enti è lontana.

Partito dei sardi. Più che soddisfatto. Il fondatore Paolo Maninchedda sarà l’assessore ai lavori pubblici, quello che voleva, e dovrà occuparsi di Anas e Abbanoa, casi spinosi da lui già affrontati nei due ultimi mandati in Consiglio.

Rossomori. Sin dall’inizio volevano l’agricoltura, accontentati. Hanno puntato tutto su Elisabetta Falchi e l’assessore sarà proprio il presidente di Confragricoltura nonostante i mugugni di Coldiretti.

Cd. Chiesto il turismo, come prima scelta, ha sbaragliato la concorrenza col supertecnico: Francesco Morandi. Sicura anche la vicepresidenza del Consiglio con Anna Maria Busia,

Quota presidente. I suoi tre – Raffaele Paci, Donatella Spano e Luigi Arru – li ha sostenuti e difesi spesso da solo contro molti. Sono stati gli altri a doversi arrendere. (ua)

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