La Nuova Sardegna

Banda Mesina, subito battaglia in aula

di Mauro Lissia
Banda Mesina, subito battaglia in aula

L’ex ergastolano diserta la prima udienza a Cagliari, la difesa contesterà la competenza territoriale del tribunale

12 marzo 2014
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CAGLIARI. Graziano Mesina non era in aula, ci sarà il 31 marzo all’avvio formale del dibattimento. Mancava anche un giudice colpito dall’influenza, sostituito all’ultimo momento da una collega ma solo per tenere in piedi il collegio. Per di più uno dei sei imputati, l’avvocato Corrado Altea, ha trasmesso al tribunale una lettera scritta a mano con cui chiede di poter compiere il viaggio dal carcere di Iglesias a Cagliari senza le manette ai polsi: «Non sto bene, non credo di poter affrontare il trasferimento in quelle condizioni». Insomma, una partenza falsa per il processo all’ex ergastolano di Orgosolo e a una parte dei suoi presunti complici nel traffico di droga, estorsioni, rapine e progetti di sequestri che «lo zio», come lo chiamavano con rispetto i componenti la banda, dirigeva con metodi sbrigativi e col piglio che gli deriva dalla lunga militanza nel mondo criminale e carcerario.

Il presidente Massimo Poddighe è entrato puntuale alle 11 nell’aula della seconda sezione. Ma non ha neppure provato ad aprire il dibattimento: al suo fianco c’era il giudice Lucia Perra ma non il terzo componente il collegio, Stefania Selis. Nessun imputato, mentre gli avvocati erano schierati al primo banco col difensore di Altea, l’avvocato Giuseppe Duminico del foro di Milano, che ha fatto capire subito quale sarà il clima del dibattimento: continue interruzioni e istanze, una qualità nella comunicazione con il tribunale che s’annuncia piuttosto complessa. In quest’avvio farraginoso il pm Gilberto Ganassi è riuscito comunque a consegnare ai giudici un’agenda del 2010 sequestrata ad Altea e alcune note dei carabinieri riferite all’anno in corso. L’altro difensore di Altea, l’avvocato Salvatore Stara, ha fatto capire che chiederà la ricusazione di due giudici. Nessuna istanza per ora da Maria Luisa Vernier, che difende Mesina insieme a Giannino Guiso, che dovrebbe però sollevare la questione della competenza territoriale: se per la Dda l’associazione a delinquere aveva come sede originaria Cagliari, un’altra lettura dei fatti la sposterebbe a Nuoro. Sarà il tribunale a decidere. Gli altri difensori sono Teresa Camoglio per i cagliaritani Enrico “Vinicio” Fois, Efisio Mura e Luigi Atzori, quindi Herika Dessì per Franco Pinna di Nurri.

Dopo una lunga trattativa coi difensori il presidente Poddighe ha aggiornato l’udienza al 31 marzo alle 11, tre giorni dopo l’apertura del giudizio abbreviato che coinvolge tutti gli altri presunti componenti la banda Mesina. Fra questi Gigino Milia, il presunto capo dell’organizzazione di trafficanti parallela a quella di Mesina, che potrebbe aggiungersi al giudizio immediato pubblico se il gup Cristina Ornano non accetterà le condizioni richieste dai difensori Roberto Delogu e Riccardo Floris per l’accesso al rito alternativo: l’audizione di alcuni testimoni e l’esame di alcuni documenti che riguardano tutti i capi d’imputazione contestati dalla Dda. Infine i patteggiamenti: alcuni imputati in posizione marginale potrebbero decidere di uscire subito dai guai giudiziari concordando la pena. Il 28 marzo il quadro complessivo dei due processi dovrebbe essere più chiaro.

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