La Nuova Sardegna

la sentenza d’appello

Saras: per la morte dei tre operai colpevoli i dirigenti, non l’azienda

di Mauro Lissia
Saras: per la morte dei tre operai colpevoli i dirigenti, non l’azienda

CAGLIARI. Solo uno sconto di pena, legato a un’attenuante. Per il resto la sentenza del primo grado è confermata: per la morte dei tre operai Co.me.sa, avvenuta il 26 maggio del 2009 all’interno...

08 marzo 2014
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CAGLIARI. Solo uno sconto di pena, legato a un’attenuante. Per il resto la sentenza del primo grado è confermata: per la morte dei tre operai Co.me.sa, avvenuta il 26 maggio del 2009 all’interno dello stabilimento Saras, sono colpevoli due dirigenti della raffineria di Sarroch e il titolare della ditta d’appalto.

Omissioni. Nessuna responsabilità invece, al contrario di quanto aveva chiesto il pg Michele Incani, per l’azienda dei fratelli Moratti e per i due direttori assolti da ogni accusa il 6 luglio 2011. La Saras era stata chiamata in giudizio in base al decreto legislativo 231 del 2001, che prevede il coinvolgimento nel procedimento penale delle aziende in caso di incidenti sul lavoro come responsabili di illecito amministrativo. In questo caso il sodalizio rappresentato dal presidente Gianmarco Moratti era accusato di aver chiuso un occhio su una dozzina di omissioni, sostanzialmente quelle contestate ai dirigenti sotto processo.

Responsabilità. Una carenza di vigilanza che secondo la Procura era legata all'interesse dell'azienda, ma che i giudici del secondo grado hanno smentito, esattamente come fece il gup Giorgio Altieri, che nel primo giudizio abbreviato aveva sostenuto come le negligenze, le omissioni, l'imperizia, l'assenza di vigilanza sul rispetto delle norme rientrino in questo caso solo nella responsabilità dei dirigenti, una responsabilità circoscritta e indipendente dagli interessi aziendali.

Sicurezza. Quindi - la sentenza di ieri lo conferma - la Saras aveva messo a punto un modello organizzativo in linea con la leggi che regolano la sicurezza negli stabilimenti industriali, ma a farle rispettare dovevano pensarci i dirigenti, non gli amministratori. I dirigenti infatti pagano per questo: un anno e otto mesi di reclusione per il direttore generale Dario Scaffardi e l'ex direttore della raffineria Guido Grosso - due anni in primo grado - grazie all’attenuante concessa in seguito al risarcimento dei danni alle famiglie delle vittime, di cui si fece carico la Saras ancora prima del giudizio. Resta invece la condanna a due anni per Francesco Ledda, il rappresentante legale della Comesa, l'impresa d'appalto in cui lavoravano le vittime: per il giudice è stata la loro condotta - l'imputazione è di omicidio colposo plurimo - a rendere possibile non la morte di Luigi Solinas, il primo operaio che s'introdusse nell'accumulatore D106 violando le norme di sicurezza sulle quali era informato, ma quella per asfissia di Bruno Muntoni e Daniele Melis, i due compagni di lavoro che lo seguirono nel tentativo di soccorrerlo, ignari del pericolo cui andavano incontro a causa della presenza di azoto.

Assoluzione. La Corte d’appello – presidente Antonio Onni, relatore Daniela Amato - ha respinto il ricorso della procura generale e confermato l’assoluzione per non aver commesso il fatto dell’ex direttore operazioni industriali della Saras Antioco Mario Gregu e del responsabile dell'area produttiva Antonello Atzori, difesi da Francesco Onnis. Gli altri imputati erano difesi da Riccardo Caramello, Adriano Raffaelli, Massimiliano Ravenna e Francesco Mucciarelli. Michele Schirò, Dora Magliona e Carlo Amat hanno tutelato le parti civili Cgil e Fiom.

Presidente. In una nota trasmessa alle agenzie il presidente della Saras, Gian Marco Moratti ha espresso soddisfazione per la sentenza che ha escluso la responsabilità della società. Moratti ha inoltre manifestato «rammarico per la condanna di Dario Scaffardi e di Guido Grosso, che la società ritiene del tutto estranei alla dolorosa vicenda». In particolare, a nome del consiglio di amministrazione, il presidente della Saras ha rinnovato la piena fiducia a Scaffardi, attuale vice presidente esecutivo e direttore generale della società.

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