La Nuova Sardegna

Ambiente, i grifoni di Bosa insidiati dal cemento

di Paolo Merlini
Ambiente, i grifoni di Bosa insidiati dal cemento

L’unica colonia autoctona in Italia vive in un territorio che per la Regione non esiste, ora al centro di grandi appetiti edilizi

05 marzo 2014
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INVIATO A BOSA. C’è da augurarsi che il prossimo governo regionale metta mano, oltre che al ripristino del piano paesaggistico regionale contraffatto poche ore prima del voto, a un insieme di politiche efficaci per conservare e valorizzare il patrimonio naturale della Sardegna. Questo perché la tutela della fauna e della flora dell’isola non dovrebbe essere isolata dalla pianificazione urbanistica. E viceversa.

Un caso emblematico della necessità di uno sguardo complessivo su questi problemi è la colonia di avvoltoi grifone nelle alture a pochi chilometri a nord di Bosa, al di sopra di un tratto di costa incontaminato che il consiglio comunale vorrebbe legittimamente tutelato dall’Unesco. La colonia di Bosa è l’unica in Sardegna, ma soprattutto è l’unica naturale in Italia: a differenza delle altre, qui sono nati i circa 80 avvoltoi che attualmente la popolano. Insomma, non sono stati reintrodotti, vivono qui da sempre. Convivono da un tempo immemorabile con la popolazione, anche quella delle campagne, e sono scampati alle insidie che altrove hanno falcidiato i propri simili: il bracconaggio, i bocconi avvelenati, il Ddt nel dopoguerra, il turismo di massa e la speculazione edilizia. Il primo paradosso è che tutto ciò è avvenuto in una sorta di autotutela: la colonia di grifoni di Bosa per la Regione Sardegna è come se non esistesse. Non c’è un progetto pubblico di censimento, o particolari forme di protezione della specie, a cominciare dalle delicate aree di nidificazione. In teoria nei nidi potrebbe andarci chiunque, e purtroppo talvolta accade. Se non succede, spesso è solo merito di un pugno di volontari.

Il secondo paradosso è che su questo territorio, non lontano dall’areale dei grifoni, è previsto un ambizioso progetto turistico, dislocato in più parti, che prevede decine di migliaia di metri cubi di cemento e un campo da golf a 18 buche, esteso 65 ettari. Il sito web e soprattutto il video promozionale della società proprietaria dei terreni (privati come la gran parte del territorio bosano), la Condotte Immobiliare Spa, descrivono i pericoli del progetto Bosa Colores meglio di quanto avrebbe potuto fare la più accanita associazione ambientalista. Non solo perché nel lungo elenco delle bellezze del luogo non si fa cenno all’esistenza dell’unica colonia autoctona di grifoni in Italia, ma anche perché la simulazione dell’insediamento aiuta a immaginare le ricadute su quel tratto di costa del previsto mega-condominio, con cento appartamenti stile Truman Show («vialoni asfaltati da periferia del Midwest», ha scritto Sylvie Coyaud sul Sole 24 Ore). Per non parlare del resort previsto all’interno di un’antica cava abbandonata di trachite.

Il consiglio comunale di Bosa anni fa si era espresso per una crescita urbanistica che tutelasse il territorio costiero, i piani paesaggistici varati dalla giunta Soru lo hanno ribadito. Gli ambientalisti, a cominciare dal Gruppo d’intervento giuridico, hanno sottolineato di recente la necessità di istituire un’area naturale protetta. E accusano la Condotte spa di aver recintato illegalmente i propri terreni a Tentizzos, impedendo di fatto il libero accesso al mare. I grifoni in volo lassù non lo sanno, ma la loro sopravvivenza si gioca anche a colpi di carte bollate.

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