La Nuova Sardegna

Alluvione, la Sardegna resta a mani vuote: stanziati solo 32 milioni per l’emergenza

di Luca Rojch
Alluvione, la Sardegna resta a mani vuote: stanziati solo 32 milioni per l’emergenza

I danni del nubifragio negli 80 comuni arrivano a 650 milioni. La Regione ne ha resi disponibili 12, lo Stato appena 20

03 marzo 2014
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SASSARI. Masticano sabbia. Dopo 100 giorni l’alluvione ha lasciato solo fango rappreso e il deserto dei fondi. A tre mesi dalla notte in cui il mare entrò nelle case e portò via tutto, uomini e cose, per gli alluvionati dell’isola ci sono solo spiccioli e illusioni. Servono 650 milioni per rimodellare città devastate. Per far ripartire il motore insabbiato delle imprese. Per ora ce ne sono poco più di 30.

Le risorse. L’emozione dei giorni del fango e delle lacrime è evaporata. I 200 milioni di euro promessi dal premier Enrico Letta per la ricostruzione sono rimasti uno slogan durato il tempo dell’emergenza. Si sono spenti insieme ai riflettori dei media. Non c’è traccia dei fondi nei provvedimenti del governo. Per il resto solo promesse, attese. Di concreto in realtà c’è pochissimo. La lista si fa in un attimo. 12 milioni di euro messi dalla Regione, e 20 dallo Stato. In tutto fanno 32. Gli unici soldi sono per ora nelle mani del commissario straordinario per l’emergenza alluvione Giorgio Cicalò. Lui riesce in una sorta di miracolo. E cerca di farli bastare. Servono un po’ per tutto e per tutti. Dai Comuni ad Abbanoa. Soldi tampone. Ma è come avere un mestolo bucato per svuotare una diga. L’ultimo calcolo dei danni del ciclone Cleopatra arriva a 650 milioni di euro. Tra le risorse ci sono anche 50 milioni, nelle mani dell’Anas. Servono per ricostruire le strade. O meglio per un primo intervento che dovrebbe in ogni caso garantire un ritorno alla normalità nelle arterie più trafficate. La Regione ha previsto nella Finanziaria 2014 anche lo stanziamento di 20 milioni di euro per i danni alle aziende agricole degli 80 comuni colpiti dall’alluvione. Ci sono, sempre previsti dalla Finanziaria regionale 2014, anche 40 milioni. Ma devono essere spesi per diminuire il rischio idrogeologico in tutti i 377 Comuni della Sardegna. Spiccioli. A questi si dovrebbero aggiungere i 90 milioni di prestiti a tasso agevolato che lo Stato dovrebbe garantire con una legge ad hoc. Erano nel decreto Salva Roma. Nella nuova versione del provvedimento il capitolo Sardegna è scomparso. Ma il governo ha garantito che i 90 milioni di prestiti saranno previsti in una legge che dovrà passare al Senato e alla Camera. I tempi si allungano. E non si sa quando la normativa sarà approvata.

I 32 milioni. Le uniche risorse che ora possono essere spese sono i 32 milioni messi insieme da Regione e Stato. Soldi che possono essere dati solo come rimborso per spese già affrontate. In poche parole il Comune deve anticipare le risorse e presentare un rendiconto. A quel punto inizia l'iter burocratico per avere il rimborso. Percorso non rapidissimo. Il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, appena un paio di giorni fa confermava sconsolato. «Fino a oggi abbiamo ricevuto zero euro. Devo chiedere conferma al dirigente del Bilancio se è cambiato qualcosa in questi giorni. Ma non credo». E in ogni caso il Comune per anticipare le spese deve avere le risorse, che nei tempi austeri dei tagli ai trasferimenti è impossibile.

La missione impossibile. Il commissario Cicalò fa il massimo con le risorse che ha a disposizione. «Le mie competenze sono determinate in modo preciso – spiega –. E anche il mio stesso incarico è a tempo limitato. Dura sei mesi. Scade a maggio. Potrà essere rinnovato di altri sei mesi, ma questo deve far capire quale è il mio ruolo. Devo gestire questa prima fase di emergenza. Anche per questo la possibilità di utilizzo dei soldi è disciplinata in modo preciso. I fondi sono erogati quando arrivano i rendiconti non solo dei Comuni, ma anche di enti come Abbanoa o le Province. Per ora sono arrivati i primi. In questa prima fase si cerca di intervenire sulle opere pubbliche danneggiate e sulle emergenze di famiglie e imprese».

I fondi dei privati. C’è da capire dove andrà a finire la pioggia di aiuti arrivati dai privati. Risorse che nessuno gestisce dall’alto. Nei giorni dopo l’alluvione sono stati aperti 70 conti correnti per raccogliere i fondi. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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