La Nuova Sardegna

È un rebus la successione di Sanciu

di Giampaolo Meloni
È un rebus la successione di Sanciu

Il 6 marzo scade l’incarico commissariale e l’indagine della Procura di Tempio potrebbe creare problemi alla proroga

02 marzo 2014
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OLBIA. Che cosa accadrà al traguardo del 6 marzo, giorno previsto per la designazione del presidente o per la nomina del commissario nella gestione della portualità del Nord Sardegna? Già con le polemiche sulle nomine dei sottosegretari, Governo e Regione hanno preoccupazioni sufficienti per mettersi in groppa anche le designazioni presidenziali delle Authority portuali. Tantopiù ora che in Sardegna devono fare i conti con un altro nome finito nella galassia dell’attenzione giudiziaria: il commissario uscente dell’Authority portuale del Nord Sardegna Fedele Sanciu, iscritto come prevede la procedura nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Tempio.

L’ex senatore del Pdl e già presidente della Provincia Olbia Tempio, e forse con lui anche gli enti locali territoriali, non immaginavano certo di inciampare nell’incidente giudiziario proprio alla vigilia della proroga, fino all’altro ieri data per certa negli ambienti politici. Due ragioni ancoravano questa aspettativa ottimistica. La prima imposta dalle procedure: non ci sono al momento le condizioni politiche e soprattutto istituzionali per procedere alla nomina del presidente che dovrebbe gestire i porti di Golfo Aranci, Porto Torres e Olbia, tutti e tre compresi nelle competenze dell’Authority di Olbia. Dunque, sarebbe stata inevitabile la proroga di Sanciu, in sella dalla scorsa estate. La seconda condizione favorevole avrebbe dovuto derivare dalla continuità alla guida del dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture del ministro Maurizio Lupi, che aveva sancito la prima nomina di Sanciu e che, si sperava, per affinità politica e coerenza gestionale avrebbe stavolta ribadito l’incarico.

Il granito è diventato un budino nel volgere di un’alba. Per Lupi e Sanciu il magistrato ha ipotizzato l’abuso d’ufficio, perché quella nomina non sarebbe scaturita dalla solidità delle leggi sulle nomine negli organismi pubblici.

Ma l’aspetto critico che avrebbe favorito l’ipotesi del Sanciu-bis è nella mancanza del pilastro fondamentale necessario per la nomina del presidente. Non c’è una giunta regionale in carica. Il ministro formalizza la nomina del presidente solo previa consultazione del governo locale. Se anche l’esecutivo fosse operativo, è difficile immaginare un Francesco Pigliaru che sostiene Sanciu: sì, perché l’ex senatore con licenza della scuola media faceva parte della terna indicata per la guida dell’Autorità portuale dalla Provincia. Ma la procedura di nomina s’era inceppata sia per il contestuale cammino della riforma della governance dei porti italiani (ancora ferma in Commissione Trasporti) e sia per la crisi politica. Sanciu, arenato sulla presidenza, venne ripescato nelle vesti di commissario. Ora affonda di nuovo. La soluzione tecnicamente corretta per il 6 marzo potrebbe essere affidare l’incarico di commissario al capo della Direzione marittima, il contrammiraglio Nunzio Martello, come il ministero ha deciso per il caso analogo di Cagliari. A meno di altre sorprese. Perché la partita gestionale dell’Autorità sul piano economico per i tre porti è di dimensioni significative.

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