La Nuova Sardegna

Il cervo torna in Ogliastra dopo 100 anni

di Paolo Merlini
Il cervo torna in Ogliastra dopo 100 anni

Urzulei, gli uomini dell’Ente Foreste hanno liberato i primi dodici esemplari cresciuti nell’oasi di Sa Portisca - FOTO

22 febbraio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A URZULEI.. Il primo ad affacciarsi con aria diffidente al cancello appena spalancato è un maschio giovane, con le corna non ancora completamente riformate (cadono ogni anno). Gira lo sguardo da una parte all’altra, si accorge che ci sono troppi curiosi armati di fotocamere, ma non si lascia intimidire. Compie un breve giro di perlustrazione, ed ecco che si fanno avanti altri sei esemplari. Per una ventina di minuti andranno avanti e indietro tra il recinto e il suo ingresso, prima di scomparire velocemente nella fitta vegetazione del Supramonte. Poco dopo gli uomini dell’Ente Foreste chiudono alle loro spalle il pesante cancello per evitare ripensamenti.

Siamo nel territorio di Urzulei, nell’oasi di Sa Portisca, all’interno dei 6200 ettari che l’Ente Foreste preserva in questa parte d’Ogliastra, dove ieri si è svolta una tappa fondamentale della reintroduzione del cervo sardo nell’ambito di un progetto che dal 2009 è diventato internazionale e coinvolge il parco regionale della Corsica (Fondi europei Life).

Tra queste montagne, che si affacciano sulla Codula di Luna, e più in generale sull’intero Supramonte, questa specie era scomparsa ai primi del ’900. In tutta la Sardegna a metà del secolo si era ridotta a un centinaio di esemplari, fatto che ne comportò l’iscrizione nell’elenco delle specie in via d’estinzione, e dunque da proteggere rigidamente. Oggi sono circa seimila gli animali presenti nei territori gestiti dall’Ente Foreste, in particolare nel Sulcis, nel Sarrabus e nell’area di Montevecchio.

A Sa Portisca, in un recinto di ben trenta ettari, ce ne sono 28. La maggior parte di loro è nata qui dall’accoppiamento tra gli undici esemplari che erano stato prelevati in particolare dalle oasi ambientali del Sulcis. Solo uno dei primi arrivati, quello che poi è diventato il maschio dominante, ha un nome, affibbiatogli dai forestali: Muzzi, dal cognome del funzionario forestale che lo ha portato sin qui dall’oasi di Monte Lerno, in territorio di Pattada.

Luciano Mandas è il veterinario che per conto dell’Ente Foreste segue da vicino il progetto sin dal 2009. Ha osservato passo dopo passo la riproduzione, poi la nascita dei piccoli, il loro sviluppo. «Il monitoraggio è stato costante – spiega – non ci sono stati problemi. Ma ora gli animali vanno liberati, non si può attendere oltre. I primi a lasciare il recinto saranno dodici, tutti marcati, quattro dei quali con un radio collare per poterne seguire i movimenti». Nonostante l’ampiezza del recinto a loro disposizione, la liberazione si rende necessaria perché ai cervi viene dato da bere e da mangiare ogni giorno (grano, ghiande e foraggio), mentre invece d’ora in poi dovranno provvedere a se stessi. «Questo territorio si presta perfettamente, sapranno adattarsi», dice Nicola Sanna, giovane direttore del complesso forestale Supramonte ogliastrino che si estende per 6200 ettari. Nel frattempo le telecamere montate su un drone della Videovolo di Massimo Aversano documentano dall’alto la liberazione: l’effetto sonoro è simile al ronzio di centomila api, e i cervi si dileguano rapidamente. E il bracconaggio? «Non dovrebbero esserci problemi – dicono Salvatore Mele, direttore dell’Ente Foreste per l’Ogliastra, e Antonio Deiana, il funzionario che cura per la Provincia la comunicazione del progetto Life –, abbiamo svolto un’opera di sensibilizzazione con i cacciatori della zona. È un territorio tutelato con un turismo rispettoso».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La nota

Sanità, l’assessore richiama le Asl: «Tutte le nomine sono bloccate»

Le nostre iniziative