La Nuova Sardegna

Gli artigiani: «Senza di noi l’economia va al collasso»

Gli artigiani: «Senza di noi l’economia va al collasso»

Uno studio simula le conseguenze se la categoria dovesse chiudere i battenti. «Per l’isola il blocco di ogni nostra attività equivarrebbe a uno tsunami»

16 febbraio 2014
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SASSARI. «Uno tsunami sull'economia e sulle condizioni di numerosi cittadini e tantissime famiglie». Lo ipotizzano i dirigenti della Confartigianato nel caso in cui la recessione mettesse ancora di più in ginocchio le aziende che operano in un settore chiave per l’isola come questo. Un quadro per ora solo ipotizzato, com’è chiaro, ma allarmante.

Difficoltà. Burocrazia, tasse, sprechi, provvedimenti incomprensibili, territori che si spopolano, trasporti e servizi carenti: la lista dei guai che affliggono l’isola e la categoria è lunga. Secondo l’associazione la Sardegna «è una regione che, nonostante tutte le mortificazioni a danno di imprenditori e dipendenti, si regge ancora parecchio sulle aziende artigiane». «Ma se domattina, d'improvviso, la nostra terra rimanesse senza i suoi 38.803 artigiani, che cosa potrebbe accadere?», si chiede il responsabili della Confederazione, Federico Marini.

Risposte. Per verificarlo, con una procedura inconsueta ma efficace, la Confartigianato Imprese Sardegna ha voluto “sperimentare” proprio un’ipotesi del genere. Lo ha fatto con una serie di dettagli utili per un osservatorio in un report. L’inchiesta è stata raccolta nel dossier "Territori 2013" dell'Ufficio studi nazionale. Dove gli analisti hanno inteso "giocare" incrociando vari dati in possesso d’istituzioni come Istat, Bankitalia, Unioncamere.

Conclusioni. Sconcertante l’esito finale. «Semplicemente sulla già decimata economia sarda si abbatterebbe un’onda anomala di proporzioni catastrofiche - commentano alla Confartigianato Imprese Sardegna - E sarebbe uno shock micidiale sulle condizioni generali del sistema». L'impatto sulla popolazione si rivelerebbe contenuto. Ma gli effetti sarebbero quelli di uno tsunami sull'economia e sul benessere di cittadini e famiglie.

«Il valore aggiunto diminuirebbe di 3.736 milioni di euro, pari a un calo del 12,6%: il buco di Pil sarebbe equivalente a quanto prodotto dall'economia della provincia di Aosta – si legge in una nota diramata dall’organizzazione – E il Made in Sardegna perderebbe un apporto dello 0,9%, pari a 51milioni ed equivalente alle esportazioni della provincia di Cosenza».

Forza lavoro. Considerando 40.400 dipendenti dell'artigianato senza più un’occupazione come quella che hanno oggi, il numero di disoccupati aumenterebbe del 41,7% e il tasso di disoccupazione passerebbe dal 14,8% al 22,2% aumen tando di 7,4 punti. Rimmarebbero poi inanimati 22.287 impianti fotovoltaici, senza una adeguata installazione e manutenzione da parte di artigiani della filiera delle rinnovabili. E lo stesso avverrebbe per 47 impianti eolici.

I numeri di un disastro. Nei magazzini delle imprese di produzione e alle porte di negozi e uffici rimarrebbero 20,5 milioni di tonnellate di merci che non verrebbero più gestite dalle imprese artigiane di autotrasporto. «Ci sarebbero 568.000 persone che possiedono almeno un'auto senza più meccanici ai quali rivolgersi per l’assistenza», affermano ancora i dirigenti della Confartigianato.

Scenari. «Ecco cosa succederebbe assieme a tante altre conseguenze negative - conclude nell’isola la Confartigianato - Noi pensiamo che non ce lo possiamo permettere. Ecco perché il prossimo 18 febbraio, a Roma, saremo in tanti a chiedere una visione nuova, maggiore consapevolezza e meno autolesionismo».

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