La Nuova Sardegna

“Sblocca-debiti”: ancora troppi ritardi nell’isola

di Pier Giorgio Pinna
“Sblocca-debiti”: ancora troppi ritardi nell’isola

Nonostante il decreto governativo molti Comuni sardi non pagano. La Regione non ricorre alle agevolazioni, critiche da Sel

08 febbraio 2014
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SASSARI. Il governo ha fatto i conti. In tutt’Italia, col decreto sblocca-debiti, mette a disposizione di enti locali in difficoltà 21,6 miliardi. Nonostante questo, gli imprenditori sardi continuano a protestare. I soldi a volte non si vedono. O, più spesso, i versamenti vengono posticipati. «Ci sono ancora troppi ritardi nei pagamenti alle aziende che vantano crediti verso Comuni e Province», denuncia il presidente di Confindustria, Alberto Scanu. Analoghe contestazioni arrivano da artigiani, ditte fornitrici, titolari di servizi per la PA. E neanche la parziale compensazione debiti-crediti, consentita dalle norme più recenti nel rapporto incrociato pubblico-privato, ha dato l’esito sperato. La Regione invece non ha fatto ricorso alle agevolazioni previste dal decreto.

Le posizioni. Con la stretta del credito e le continue anticipazioni chieste alle banche, il lavoro delle aziende sarde si fa più difficile. E con le fatture congelate, in attesa di denaro-cash, anche molti professionisti si ritrovano in condizioni critiche.

Gli imprenditori. Chiare le informazioni date dagli iscritti all’Assondustriali sarda. Solo poche segnalazioni di ritardi da parte degli operatori privati della sanità. Per il resto, una montagna di lamentele. Purtroppo nei confronti dell’Italia sarà aperta una procedura d’infrazione delle regole da parte della Europa per il mancato rispetto dei 30 giorni come termine ultimo del pagamento di una fattura – ricorda Alberto Scanu – E c’è un altro aspetto infastidisce non poco: possibile che nel caso della Sardegna non si riesca ad avere un dato totale definitivo sull’entità del debito dovuto dagli enti locali alle aziende?».

L’assessorato. Intanto alla Regione, dal settore bilancio e programmazione, fanno sapere perché l’isola non figura nel prospetto sintetico divulgato dal governo per fotografare l’andamento dello “sblocca-debiti” fino al 22 gennaio. «Per i debiti non legati alla sanità l’anno scorso la Regione ha esaurito il “debito commerciale” - sostiene Franco Sardi, direttore dell’assessorato - Questo significa che ha onorato tutti i suoi impegni, all’incirca il 20% del totale dovuto dagli enti locali sardi. Quindi la Regione non ha beneficiato delle due chance previste dalla normativa: possibilità di sforare entro certi limiti il Patto di stabilità per far fronte agli impegni finanziari con i terzi o accedere a linee statali di credito agevolato, con prestiti al 4% d’interesse da restituire in 30 anni».

Diverso il discorso per gli altri enti locali. Il governo non ha reso tabelle analitiche sul caso sardo. Ma delle due l’una: o lo procedure vanno a rilento oppure molte delle domande fatte da Comuni e Province in questi mesi non sono state accolte.

Le reazioni. È un dato, questo, che suscita più di un commento negativo. Dice il senatore di Sel Luciano Uras: «L’isola appare esclusa dalle procedure di pagamento. Anzi sembra dipinta come una terra felice per l’impresa: niente ritardi, nessuna amministrazione morosa, tutti i lavori regolarmente pagati. Ma tutto ciò non convince. Se fosse vero, determinerebbe una sperequazione inaccettabile in relazione alle ingenti risorse trasferite dallo Stato a favore delle amministrazioni che avrebbero gonfiato le proprie spese rispetto alle dotazioni in possesso e che oggi finiscono per essere premiate». «Dove stava la Regione Sardegna quando si sono stanziati 47 miliardi per tutto il Paese, dove sta ora quando se ne spendono 24,5 per tutte le altre realtà territoriali?», chiede Uras ricordando l’allarme più volte lanciato da Sel. «E, dato che la giunta lo ignora, abbiamo chiesto con una lettera a Saccomanni di conoscere nei particolari lo stato della situazione nell’isola», conclude.

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