La Nuova Sardegna

Ma come società pubblica potrebbe salvarsi

Ma come società pubblica potrebbe salvarsi

Giurisprudenza contrastante sull’applicazione della procedura ad aziende controllate da enti

06 febbraio 2014
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NUORO. Ma è tecnicamente possibile che una società interamente controllata dalla Regione, qual è Abbanoa, possa essere dichiarata fallita dal tribunale? Sulla risposta a questa domanda la giurisprudenza si divide e lascia aperto più d’un interrogativo. Se la Procura di Nuoro ha richiesto la valutazione dei conti da parte della sezione fallimentare è chiaro che ritiene l’ipotesi tutt’altro che pellegrina. Senza addentrarsi in dettagli giuridici complessi, significa che malgrado Abbanoa sia strettamente legata a un ente pubblico la sua attività va intesa come attività commerciale.

È vero infatti che la Regione l’ha fondata e di recente capitalizzata con 146 milioni di euro, ma è vero anche che la gestione finanziaria - pur sotto il controllo dell’Autorità d’ambito - è legata ad un rapporto diretto con gli utenti, i cittadini sardi che pagano la bolletta dell’acqua. Quindi nel caso Abbanoa precipiti nello stato di insolvenza, come il pm Schirra sostiene nell’istanza di fallimento, varrebbero in pieno le norme che riguardano le aziende private. Appena un anno fa però, l’8 gennaio 2013, il tribunale di Palermo ha respinto un’istanza di fallimento che riguardava la Gesip, società partecipata del comune capoluogo della Sicilia, perché si tratta di un ente «diretto a soddisfare esigenze di interesse generale, prive di carattere industriale e commerciale» la cui attività è «finanziata in via esclusiva o prevalente dallo Stato o da altro ente o organismo pubblico».

Il caso di Abbanoa sembrerebbe stare nel mezzo: da una parte l’introito prevalente è ricavato dai consumi degli utenti e non dai trasferimenti finanziari della Regione. Dall’altra si tratta sicuramente di una società rivolta a garantire un servizio pubblico, per giunta essenziale.

Fra i dubbi, una cosa è certa: l’eventuale dichiarazione di fallimento da parte del tribunale di Nuoro - o di quello di Cagliari, se l’istanza verrà proposta anche nel capoluogo - non paralizzerà il servizio idrico dell’isola: in questi casi il giudice interviene con la nomina di un commissario che acquisisce tutti i poteri e le competenze del consiglio di amministrazione. Fin qui però siamo sempre nel campo delle ipotesi: manca la verifica del tribunale e l’inchiesta giudiziaria non è ancora arrivata al capolinea. (m.l)

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