La Nuova Sardegna

Strage del Moby Prince, indagherà il Parlamento

Strage del Moby Prince, indagherà il Parlamento

Il Guardasigilli ha incontrato in prefettura i parenti delle vittime Appoggio del governo all’istituzione di una commissione d’inchiesta

01 febbraio 2014
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SASSARI. Ora è finalmente possibile sperare. Perché dopo 23 anni, in un gelido pomeriggio di gennaio, la voce dei parenti delle 140 vittime del Moby Prince è riuscita a superare la nebbia densa del silenzio e dell'indifferenza, raggiungendo il cuore dello Stato. Un ministro della Repubblica, il Guardasigilli Annamaria Cancellieri, ha ascoltato parole di dolore e di speranza, delusioni e dubbi, ma specialmente un desiderio fortissimo di verità e giustizia. E, soprattutto, ha risposto. Garantendo l'appoggio del Governo alla richiesta di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sulla più grande tragedia della marineria civile italiana. Ha usato ovviamente la prudenza della diplomazia, ma ha anche fatto capire molto chiaramente che appoggerà le azioni parlamentari finalizzate a demolire il muro che nasconde le vere cause di una strage finora senza colpevoli.

I parenti delle vittime del Moby Prince hanno così incassato ieri un'importantissima vittoria politica. Sanno molto bene che la strada è ancora lunga e difficile. «Ma una porta è stata aperta» ha commentato Luchino Chessa, figlio del comandante del traghetto della Navarma, morto insieme alla moglie nel rogo del Moby nella rada di Livorno, la sera del 10 aprile del 1991.

Al termine dell'incontro nella prefettura di Sassari, il ministro Cancellieri ha detto: «I parenti delle vittime del Moby Prince mi hanno rappresentato le loro ragioni. Ho ascoltato con attenzione tutto quello che mi hanno detto e ho raccolto la documentazione che mi è stata data. Adesso questi documenti saranno esaminati con attenzione anche dai miei uffici per verificare quali spazi ci siano per riaprire il caso. Per far questo occorre un’iniziativa della magistratura o una sollecitazione del Parlamento per l’isituzione di una commissione d’inchiesta. Oggi posso comunque dire che faremo tutto il possibile».

Soddisfatti i parenti delle vittime. Luchino Chessa, il loro portavoce, dice: «Per la prima volta abbiamo aperto un dialogo con il governo e questo mi sembra un fatto importantissimo. Grazie anche all’iniziativa di alcuni parlamentari sardi come Michele Piras e Luigi Manconi, riusciamo finalmente a far sentire la nostra voce e le nostre ragioni allo Stato e alle istituzioni che per vent’anni ci hanno ignorato. Abbiamo consegnato al ministro una sintesi del dossier che abbiamo messo insieme grazie al lavoro dei nostri consulenti tecnici dello studio Bardazza di Milano. Ritengo che in quelle carte ci siano elementi sufficienti per far riaprire l’inchiesta e per dare materiale prezioso d’indagine alla commissione parlamentare».

L’incidente di circa un mese fa, cioè la sbrigativa risposta del ministro a un’interrogazione del deputato di Sel Michele Piras, sembra definitivamente superato. L’artefice di una pace che ha portato al dialogo è Luigi Manconi. Anche lui è soddisfatto dell’incontro. «Il ministro ha ascoltato ed è venuto a conoscenza di alcuni fatti davvero incredibili della storia giudiziaria del Moby Prince. Come l’accesso agli atti dell’inchiesta avvenuto solo quattro giorni prima dell’udienza dal Gip. O come l’inaccettabile conflitto d’interessi del consulente tecnico Gennaro che aveva tra i suoi clienti anche l’armatore del Moby Prince. Cioè una possibile controparte. Su questo fatto presenterò una specifica interrogazione parlamentare».

Manconi ha poi garantito che sarà uno dei motori dell’iniziativa parlamentare per la costituzione della commissione d’inchiesta.

«Si è creata una breccia nel muro del silenzio – dice il deputato di Sel Michele Piras, che ha avuto il merito di riaprire i giochi con la sua interrogazione sulla tragedia di Livorno –. Il ministro ha garantito ai familiari delle vittime del Moby Prince sensibilità e impegno. Decodificando il linguaggio politico, questo significa che il governo darà parere positivo alla nostra iniziativa di costituire una commissione d’inchiesta. Penso che entro uno o due mesi al massimo l’organismo sarà pronto. Tutte le ombre che si allungano su questa tragica vicenda devono essere spazzate via. Per amore della verità e per rispetto della democrazia».

Ottimista anche il senatore del Pd Silvio Lai: «Oggi sento di poter dire che siamo a una svolta. So che non sarà facile, ma arriveremo alla verità». (p.m.)

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