La Nuova Sardegna

Partner pubblici e privati, un tandem per l’agrifood

di Pier Giorgio Pinna
Partner pubblici e privati, un tandem per l’agrifood

Porto Conte Ricerche, cluster tecnologico nell’alimentare avanzato. Dall’isola all’Europa: via alle intese tra aziende e centri d’indagine scientifica

25 gennaio 2014
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INVIATO AD ALGHERO. Rivoluzioni a cascata nel settore più avanzato della produzione alimentare. Come ha sottolineato la presidente di Sardegna Ricerche, Maria Paola Corona, uno degli obiettivi forti del momento è «superare le micro-dimensioni delle aziende e dar vita a progetti capaci di creare ricadute concrete sul territorio». Dall’esigenza di raggiungere questi traguardi sono nate le sinergie integrate tra partner pubblici e privati alla base del Clan, il Cluster tecnologico sull’agrifood. E a spiegare bene di che cosa si tratta ha pensato il presidente nazionale che coordina l’operazione: «Attraverso nuovi piani d’alleanza tra imprenditori e centri d’indagine scientifica vogliamo sfruttare al massimo le innovazioni, migliorare i processi di trasformazione, renderci sempre più competitivi sul piano internazionale» ha rimarcato Daniele Rossi. Intervenuto al convegno tra specialisti organizzato nel complesso di Porto Conte, il presidente Rossi non ha esitato a definirsi un “lobbista”: in nome della tutela congiunta della Federalimentare, che fa capo a Confindustria, e degli interessi delle istituzioni pubbliche preposte alla ricerca.

Un quadro d’analisi che ieri pomeriggio è andato via via allargandosi con le relazioni degli esperti e articolati commenti durante il successivo dibattito. Per Agris Martino Muntoni ha chiarito le funzioni garantite in questa direzione dall’agenzia regionale, ponendo in risalto i casi d’innovazione delle imprese sarde. Il docente del dipartimento sassarese di Agraria Luigi Montanari si è soffermato sulle opportunità e sulle prospettive del piano europeo Horizon 2020 nell’alimentare avanzato. Al ricercatore dell’Enea Massimo Iannetta è andato invece il compito di ricordare «la sostenibilità della catena d’approvvigionamento alimentare».

Tutti aspetti che hanno permesso di apprezzare l’importanza che è destinato ad assumere sempre più sotto questi profili il centro di Porto Conte. Un complesso che - dai vini high tech ai culurgiones futuribili, dai formaggi iper sperimentali agli studi per aiutare a combattere gli effetti negativi di patologie animali - ha mostrato vastità d’orizzonti. Specie per rappresentare un trait d’union ideale tra territorio e realtà scientifiche. Come hanno confermato le scoperte e le innovazioni applicabili all’agrifood. Si va dalla maricoltura al settore caseario. Dall’attività nei birrifici per dar vita a “bionde” aromatizzate con sapa di cannonau alla diagnostica veterinaria finalizzata alla qualità alimentare. Paste fresche, prodotti da forno, orate e saraghi allevati nelle peschiere dell’isola: un’ampia gamma di misure per un nuovo modello di sviluppo integrato. Così, se la programmazione in tandem del Cluster vede in campo oltre alla Sardegna altre10 regioni italiane, hanno già cominciato a operare insieme aziende, atenei, enti pubblici. E l’appuntamento di ieri, come ha messo in luce l’amministratore unico di Porto Conte Sergio Uzzau, è servito appunto a uno scopo preciso: «far conoscere le strategie del Cluster agrifood in atto e accelerare nelle imprese i processi di collaborazione con le istituzioni per la ricerca».

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