La Nuova Sardegna

Diventa santa la regina nata a Cagliari

di Mario Girau
Diventa santa la regina nata a Cagliari

A Napoli la beatificazione di Maria Cristina di Savoia. Dall’esilio in Sardegna al matrimonio con Ferdinando II

25 gennaio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Una regina sugli altari. Dopo 155 anni d’attesa, Maria Cristina di Savoia, ultimogenita del re di Sardegna Vittorio Emanuele I, questa mattina – nella basilica napoletana di santa Chiara dei Frati Minori, dove il suo corpo è stato sepolto l’8 febbraio 1836 – sarà proclamata beata dal cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione dei santi. Una piccola parte della sua storia personale e familiare appartiene alla Sardegna, dove la futura sovrana delle Due Sicilie nasce – a Cagliari – il 14 novembre 1812, tredicesimo anno di permanenza della corte sabauda sfrattata dal Piemonte invaso dalle forze rivoluzionarie francesi.

La famiglia reale, per la verità, sperava in un maschio per farne l’erede al trono. La nascita del principe ereditario avrebbe forse in qualche modo attenuato le difficoltà di un periodo particolarmente travagliato per i Savoia, ma anche per il popolo sardo, caratterizzato dal perdurare di crisi economica, raccolti disastrosi – “su famini de s’annu doxi” - pressione fiscale, malcontento popolare sfociato nella “congiura di Palabanda” malamente fallita, costatata la vita ad alcuni congiurati.

Maria Cristina non ha ancora compiuto tre anni quando lascia l’isola – non vi ritornerà più – per immergersi, a Torino e in giro per l’Italia, nel percorso educativo tracciato per lei dalla madre, Maria Teresa d’Austria-Este, molto legata alla più piccola delle sue quattro figlie, sulla quale pochi giorni dopo la nascita aveva invocato la speciale protezione della Madonna di Bonaria, come riporta una lapide posta all’ingresso del santuario mariano di Cagliari.

Alla futura moglie di Ferdinando II, re delle Due Sicilie, viene impartita una formazione moderna, “scientifica”, coordinata dal precettore e guida spirituale l’olivetano napoletano padre G.B. Terzi, lettore di matematica e professore di astronomia. Bella ragazza – circa un metro settanta d’altezza, fisicamente proporzionata, occhi azzurri – non passa inosservata, nonostante la sua naturale riservatezza e il suo vestire semplice ed elegante. Non le mancano, perciò, i pretendenti, se ne contano addirittura otto. Maria Cristina, molto attratta anche dalla vita religiosa (pensa seriamente a farsi monaca) decide per il matrimonio solo dopo la morte della mamma, le insistenze di Carlo Alberto e le rispettose ma convincenti pressioni di padre Terzi. Lo sposalizio, il 21 novembre 1832 nel santuario di Maria Santissima dell’Acqua Santa a Voltri, vicino a Genova, è regale ma non eccessivamente sfarzoso: gli sposini – 22 anni lui, 20 lei – destinano una parte del budget matrimoniale alla dote di 240 giovani spose. A lungo si è parlato della vita difficile di Maria Cristina nella reggia napoletana accanto a Ferdinando, sofferente di epilessia, uomo grezzo e dai modi grossolani. Camillo Benso conte di Cavour nel 1858 scrive a Vittorio Emanule II: « L’affascinante e perfetta principessa Cristina sposò il re di Napoli. Vostra maestà sa certo i trattamenti volgari ai quali fu sottoposta e i rimpianti che la condussero alla tomba con la reputazione di una santa martire». Di questi ripianti e maltrattamenti – secondo Ilaria Muggianu Scano e Mario Fadda, autori di una recente documentata biografia di questa “figlia del regno di Sardegna” – non esiste alcuna prova. Una tesi sostenuta anche da Benedetto Croce che evidenza, invece, un’incidenza positiva della regina “sarda” sul consorte rendendolo più “riservato e rispettato”. Nei quattro anni trascorsi a Napoli Maria Cristina si distingue per alcune sue battaglie culturali – contro la pena di morte, la dignità della donna e dei poveri – e le iniziative di carità, alle quali destina gran parte del suo appannaggio personale.

Frutto della sua ansia di solidarietà sono la fondazione, nel convento di San Domenico Soriano, di un laboratorio di letti da dare alle famiglie povere e il rilancio produttivo – con criteri moderni compreso un marketing internazionale – della seteria della colonia di San Leucio, che assicura il lavoro a numerose famiglia e soprattutto alle donne.

La gioia per aver dato a Ferdinando II e al regno il tanto atteso erede al trono dura solo 15 giorni: il 31 gennaio 1836 la “reginella santa” muore per le complicazioni del dopo parto.

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative