La Nuova Sardegna

Sindaci dell’isola disperati Pigliaru raccoglie l’Sos

di Luca Rojch
Sindaci dell’isola disperati Pigliaru raccoglie l’Sos

Dai primi cittadini l’attacco alla giunta Cappellacci: «Non ci ha mai ascoltati» Il candidato governatore: «Meno centralismo e caccia alle risorse dell’Europa»

24 gennaio 2014
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INVIATO A TRAMATZA. La disperazione di un’isola è tutta nelle parole ad alta depressione dei sindaci del centrosinistra. La Sardegna povera, senza lavoro, senza speranza, prende corpo intervento dopo intervento. Tutti raccontano una terra alla deriva in cui i primi cittadini sono ridotti a fare gli esattori di comunità in crisi, costretti a trasformare la pressione fiscale in oppressione fiscale. L’incontro con il candidato governatore Francesco Pigliaru si trasforma in una sorta di seduta di gruppo. Questione di sfumature ma le difficoltà di Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, non sono molto diverse da quelle di Franco Pinna, primo cittadino di Orani. Per alcune ore Pigliaru ascolta e prende nota con attenzione di ogni consiglio, ogni emergenza, ogni difficoltà che arrivano da tutti i sindaci.

Le emergenze. L’elenco negli interventi dei sindaci si arricchisce minuto dopo minuto. Risorse bloccate, costi dello smaltimento dei rifiuti che non si fermano più. Lo spopolamento dei centri dell’interno. L’impossibilità di fornire i servizi nei comuni che crescono. Il patto di stabilità che ingessa i bilanci.

Regione sorda. Ma il filo rosso che unisce tutti gli interventi è l’immobilismo della Regione, l’assenza di risposte. «Le parole dei sindaci sono lo specchio dell’indifferenza della giunta Cappellacci – dice il sindaco autosospeso di Sassari Gianfranco Ganau –. La Regione in questi anni non ha mai dato risposte. Siamo andati là a parlare con gli assessori, con i tecnici, con i funzionari. Siamo stati umiliati e presi in giro. Alla fine non abbiamo avuto risposte». Il primo cittadino di Cagliari fa un quadro di realistica difficoltà che affronta il suo Comune. «Come posso programmare se non abbiamo certezza delle risorse – spiega Massimo Zedda –. Abbiamo le tariffe più basse in tutta Italia per lo smaltimento dei rifiuti. Il patto di stabilità che ci impedisce di assumere il personale indispensabile».

Pigliaru. Pigliaru ascolta e annota. E propone la sua ricetta. «Dobbiamo per prima cosa far correre soldi pubblici per aiutare i Comuni e far girare l’economia – dice –. Un esempio è il nostro piano straordinario per l’edilizia scolastica. Ci sono anche un sacco di soldi che possono arrivare dall’Europa in Sardegna. Dobbiamo essere in grado di farli nostri. Per questo la giunta deve fare progettazione. Ma la Regione non deve, né può essere, tanto centralistica. Serve una progettazione integrata. Dobbiamo sempre più pensare a lavorare tutti insieme per prenderci le risorse che arrivano dall’Europa».

Zona Franca. «Ci sono pericoli che non vengono volutamente spiegati dai fautori della zona franca. Nessuno dice la verità. Nessuno dice che senza accise e Iva non si potranno più pagare i servizi. Non si potrà più sostenere una sanità pubblica. Tutti saranno costretti a versare di tasca l’assicurazione. E per chi è ricco pagare 800 euro al mese non sarà tanto. Per chi è povero sarà impossibile».

Ppr. Pigliaru tocca l’argomento tabù. Lo fa senza paura. «Dobbiamo essere in grado di modificare la burocrazia intorno al Ppr. Dobbiamo dare certezze, sostituire la quantità con il tempo. Le imprese vogliono tempi certi non metri cubi. Anche perché il consumo del territorio colpisce per primo chi costruisce case che non riesce a vendere».

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