La Nuova Sardegna

Per non dimenticare La guerra raccontata dai vecchi di Perdas

Alle 17.30 la presentazione del libro “Il forno e la sirena” Lunedì 27 l’autore su Raitre da Concita De Gregorio

22 gennaio 2014
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SASSARI. Oggi alle 17, 30 nella sala conferenze della Nuova Sardegna (Predda Niedda, strada 31) Giacomo Mameli presenta il suo nuovo libro: "Il forno e la sirena". Con l'autore discuteranno due storici, Manlio Brigaglia e Giuseppina Fois. Coordina Costantino Cossu. Partecipano al dibattito anche i rappresentanti delle sezioni sassaresi di Amnesty International, Emergency e Ponti non muri. Letture dal testo di Sante Maurizi.

Del libro si parlerà anche lunedì 27, Giornata della memoria, alle 12,45 nel corso del programma “Il pane quotidiano”, condotto su Raitre da Concita De Gregorio. Mameli sarà intervistato dalla giornalista del quotidiano la Repubblica, ex direttrice dell’Unità.

Il forno e la sirena. Il forno è quello nei campi di concentramento dove morivano ebrei e zingari, omosessuali e soldati. La sirena è quella che doveva evitare la morte nelle città bombardate. Nel libro di Mameli due sopravvissuti ricordano – col linguaggio dei senza voce – la loro vita umile e quei giorni del 1943, a Bergen-Belsen o ad Auschwitz-Birkenau oltre le Alpi, la distruzione e il calvario di morte nel 1943 a Cagliari e Monserrato a due passi da casa.

Il libro di Mameli, già arrivata alla sua seconda edizione, ha incontrato il favore della critica più attenta. Del “Forno e la sirena”, ad esempio, si è occupato Goffredo Fofi nella sua rubrica settimanale su Internazionale. «Mameli – scrive Fofi, uno dei più autorevoli critici italiani – ha riproposto, dal suo bel libro del 2007 “La ghianda e la ciliegia”, due vicende esemplari del tempo di guerra, quella di Vittorio Palmas Cazzai di Perdasdefogu, Sardegna, che fa cent’anni in questi giorni (auguri!) prigioniero nei lager tedeschi e polacchi (“il forno” di Bergen Belsen e di Auschwitz), e quella di Antonio Brundu durante i bombardamenti di Cagliari del 1943 (“la sirena” dell’allarme aereo). È bello, commovente e utile riascoltare queste voci senza retorica, nella loro mescolanza di disperazione e speranza, nella libertà e vitalità della loro lingua imbevuta di dialetto, e confrontarle con le frastornanti chiacchiere dei nostri giorni».

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