La Nuova Sardegna

Agguato nell’ovile uccisi padre e figlio

di Kety Sanna
Agguato nell’ovile uccisi padre e figlio

Fucilate contro Bruno Nieddu, 74 anni, e Umberto, 26 L’ombra della terribile faida che fece sette vittime

20 gennaio 2014
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INVIATO A NORAGUGUME. Dopo quindici anni di quiete Noragugume ripiomba nella paura. La lunga e sanguinosa faida durata quattro anni con sette morti ammazzati e due tentativi di omicidio andati a vuoto, potrebbe non essere ancora chiusa. All'alba di ieri, padre e figlio di 74 e 26 anni sono stati uccisi a fucilate nel loro podere in località Pira Irde, a un chilometro dal centro abitato, lungo la vecchia provinciale per Sedilo. Bruno e Umberto Nieddu sono stati raggiunti da diversi colpi, presumibilmente esplosi da un calibro 12, da distanza ravvicinata.

Muretto a secco. I killer, forse due (sarà l'autopsia a stabilirlo analizzando numero di colpi sparati e traiettorie), li hanno attesi dietro un muretto a secco. Un agguato in piena regola, studiato nei minimi dettagli e messo in atto con estrema freddezza e determinazione. Appostati dietro i massi, gli assassini sono usciti allo scoperto solo quando la più giovane delle sue vittime, fermato il pick up “Fiorino” bianco e parcheggiatolo in direzione dell'ingresso dall'azienda, è uscito per aprire il capannone dov'era ricoverato il bestiame che attendeva di essere munto.

Sorpresa. I due sono stati colti di sorpresa. I primi colpi sono stati indirizzati contro Umberto, il figlio, che non aveva ancora chiuso lo sportello quando la pioggia di piombo lo ha raggiunto al capo e in diverse parti del corpo, fulminandolo. Al padre Bruno è toccata la stessa fine: appena sceso dal “Fiorino” la rosa di pallettoni non gli ha dato scampo. Pochi attimi di adrenalina e i killer che ieri mattina hanno imbracciato i fucili per uccidere i Nieddu, agevolati ancora dall’oscurità, si sono poi dati alla fuga senza esser visti da nessuno.

Appuntamento. La scena del delitto è rimasta intatta fino all'arrivo di un altro allevatore, vicino di pascolo, che aveva un appuntamento con i due uccisi. Dovevano fare delle cose insieme non prima però di aver concluso le “faccende” dell'azienda: la mungitura di sa lachinza, ossia del gregge di pecore che d'inverno trova riparo all'interno del capannone e poi lo spostamento in un altro terreno vicino, dove il giovane e il padre tenevano dei maiali. È stato lui a dare l'allarme al 113, dopo che, preoccupato per il silenzio dei due uomini, è salito in auto fino all'azienda e lì ha fatto la macabra scoperta. In pochi minuti sono giunti gli agenti del commissariato di Ottana, diretto dal dirigente Francesco Romano, e gli agenti della squadra mobile di Nuoro coordinati dal vice questore Fabrizio Mustaro.

Soccorsi. Da lì è poi partita la chiamata ai sanitari del 118 perché pare che uno dei due allevatori respirasse ancora nonostante le gravissime ferite. Ma il loro arrivo è stato comunque vano. La notizia è giunta in paese in un attimo. Ai piedi della collinetta, dove padre e figlio avevano impiantato la loro azienda agricola prendendo in affitto un terreno, una lunga fila di auto restringeva la carreggiata. Poggiati sul guardrail tanti amici e conoscenti di Umberto che non sono riusciti a rimanere chiusi in casa.

Esperti. A Pira Irde anche il sindaco Michele Corda e l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Angelo Pilosu che insieme agli altri, attoniti, hanno fatto da spettatori assistendo a distanza ai rilievi, oltre i nastri bianchi e rossi, svolti dagli esperti della Scientifica che dentro le loro tute bianche si muovevano attorno ai due corpi martoriati dei loro compaesani. Alla più fedele ricostruzione della scena del crimine e alla ricerca di eventuali tracce utili. Le indagini si presentano comunque assai complicate.

Passato. Noragugume, un paese di 350 anime che 15 anni fa balzò agli onori della cronaca per via della faida che insanguinò le campagne e vide coinvolte diverse famiglie del paese, ieri è ripiombato nella paura. I più escludono che il duplice omicidio di padre e figlio possa avere un qualsiasi legame con quei anni bui. Ma riemergono dal passato elementi che gli inquirenti (titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore di Oristano, Rossella Spano), stanno ora passando al vaglio. Il terreno in uso ai due uccisi appartiene, infatti, a Salvatore Marongiu, zio di Giampietro Argiolas (assolto dall'accusa di essere il mandante dell'omicidio di Aldo Spada). Marongiu col figlio scampò a un agguato nelle campagne del paese. Ebbene, Bruno Nieddu, ucciso ieri insieme al figlio, ma anche la moglie Teresina Gaviano, avevano testimoniato l'8 maggio 2002 proprio al processo per l'omicidio Spada. «Lei mi sta obbligando a dire cose che non so – aveva detto rivolgendosi al pm – ho sentito gli spari e sono andato a casa, pensavo fossero latrati dei cani. Non so nulla perché parlare? Confermo quello che ho detto la prima volta; ho comprato un terreno degli Spada vicino a casa mia. Basta chiedermi cosa è successo quella sera. Tagliatemi il collo ma non dico nulla, non so nulla». Una deposizione carica di tensione e paura condita da tanti «non ricordo». Poi per lui una bomba davanti a casa nel 2007.

Interessi. Ma gli inquirenti non escludono altre piste, scaveranno a fondo nel mondo delle campagne che spesso nasconde segreti e fatti misteriosi. Per quale ragione i killer hanno voluto eliminare padre e figlio? Forse qualcuno aveva interessi sui terreni di Pira Irde o sull'azienda che Bruno e Umberto Nieddu sono riusciti a mettere insieme con tanti sacrifici riuscendo a contare oltre 200 capi di bestiame tra pecore e maiali? Non viene neppure esclusa l’ipotesi che i due uccisi possano aver visto qualcosa che non doveva essere vista. Sarebbero così diventati testimoni scomodi, da eliminare a tutti i costi.

Vicini. Ieri sono stati convocati in commissariato a Ottana vicini di pascolo e conoscenti dei Nieddu per cercare di capire se questi avessero qualche preoccupazione o se di recente avessero avuto dissidi con qualcuno. «Certo – ha detto un allevatore giunto a Pira Irde – se avessero avuto qualche timore non sarebbero arrivati in campagna a quest'ora oppure avrebbero adottato accorgimenti». Un delitto non facilmente inquadrabile, secondo i cittadini di Noragugume che, ieri mattina, hanno ripetuto più volte che i Nieddu erano brave persone.

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