La Nuova Sardegna

Ovidio amaro: «Troppo tardi»

di Mauro Lissia
Ovidio amaro: «Troppo tardi»

Le prospettive del resort di Malfatano dopo lo stop imposto dal Consiglio di Stato

12 gennaio 2014
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CAGLIARI. «Gli alberghi dei padovani sono illegittimi? Forse demoliscono tutto? Eh, adesso se ne accorgono, adesso che è stato costruita questa roba... tardi, troppo tardi»: indistruttibile e amaro Ovidio Marras, protagonista di una battaglia contro i grandi costruttori della Sitas in cui ad affiancarlo è stata soltanto Italia Nostra. L’ultraottantenne pastore-agricoltore di Capo Malfatano ha letto la Nuova Sardegna di buon mattino e ha consegnato alla nipote Consolata un commento essenziale quanto la sua personalità di uomo nato e vissuto in campagna. E’ triste Ovidio, perché qualcuno appena tre giorni fa gli ha ammazzato l’amatissimo cane Moro, con cui condivideva da dieci anni la sua solitudine orgogliosa. La notizia della vittoria giudiziaria però l’ha rinfrancato almeno un po’, perché attraverso il cemento del resort a cinque stelle, rimasto sospeso fra le sentenze, si comincia a intravvedere il paesaggio della sua giovinezza. La parola adesso dovrebbe passare ai bulldozer, perché l’illegittimità delle smisurate costruzioni a due passi dalla spiaggia di Tuerredda è stata accertata in via definitiva: «Chiedere la demolizione? Per adesso Italia Nostra cercherà di lavorare con il Comune di Teulada in modo che questo modello ormai fallito del turismo immobiliare e dei grandi resort venga abbandonato definitivamente - spiega Maria Paola Morittu, referente per la pianificazione territoriale -. Esistono altre soluzioni molto più efficaci per portare sviluppo e ricchezza nelle comunità, sono soluzioni legate al rispetto del paesaggio e dell’ambiente naturale».

Di certo però il problema dei metri cubi realizzati a poco più di trecento metri dalla spiaggia di Tuerredda, uno sfregio devastante inferto a uno degli angoli più belli della costa teuladina, dovrà essere affrontato. In prima battuta dovrebbe essere il Comune di Teulada a intervenire: «La sentenza del Consiglio di stato ha confermato quella del Tar – avverte la responsabile del paesaggio di Italia Nostra – quindi l’iniziativa immobiliare della Sitas è illegittima. Ma non credo che la responsabilità sia solo di chi ha costruito, perché l’illegittimità del progetto era evidente fin dall’inizio ed è abbastanza singolare che la Regione sia rimasta inerme, così come gli altri enti coinvolti nel processo autorizzatorio. Ora non resta che fare quanto la legge stabilisce, di certo quello scempio edilizio non può restare dov’è». Difficile immaginare un intervento immediato dei bulldozer, l’esecuzione delle sentenze è sempre lenta. Peraltro il Comune di Teulada si è schierato anche in giudizio dalla parte del costruttore e a sostegno di un piano immobiliare che avrebbe sconvolto definitivamente il paesaggio. Ma allora? «Sitas potrebbe ripetere la procedura per le autorizzazioni – avverte Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico – che andrebbe avanti in base alle norme attuali e quindi anche a quelle del piano paesaggistico regionale. Si dovrebbe fare la valutazione d’impatto ambiantale sull’insieme del progetto, come ha stabilito il Consiglio di stato. Però oggi come oggi i giudici hanno imposto di annullare tutte le autorizzazioni, quindi il resort diverrà illegale e il Comune di Teulada dovrebbe occuparsi di demolirlo». Un intervento che arriverebbe a distanza di dieci anni dalle prime iniziative di contrasto lanciate dagli ecologisti: «A suo tempo ci sono stati esposti dell’associazione che rappresento - conferma Deliperi - interrogazioni parlamentari e in consiglio regionale, ma nessuno ci ha ascoltato malgrado l’illegittimità della Via frammentata fosse evidente per chiunque. Purtroppo non avevamo i soldi per rivolgerci al Tar, Italia Nostra l’ha fatto e merita i più caldi e fraterni complimenti. A Teulada è stata ripristinata la legalità».

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