La Nuova Sardegna

Olio extravergine, produzione crollata

di Piero Marongiu
Olio extravergine, produzione crollata

Cinquantamila ettolitri, meno della metà dell’anno precedente: colpa del maltempo. Ma la qualità resta sopra la media

12 gennaio 2014
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ORISTANO. Nel 2013 il calo verticale della produzione di olio extravergine di oliva non ha risparmiato nessuna zona della Sardegna, toccando in alcune aree, come il Campidano di Oristano, anche punte dell’85 per cento. Insomma: una Caporetto che ha colpito in maniera trasversale tutta l’isola creando un danno economico ancora in fase di quantificazione, ma che ammonta a svariati milioni di euro.

Frantoi fermi. La produzione totale si è fermata intorno ai 50mila ettolitri, meno della metà rispetto a quella del 2012. A causa dell’esiguità del prodotto molti frantoi non hanno neppure messo in moto le attrezzature e hanno lasciato le serrande abbassate. Se nell’Oristanese l’annata è stata drammatica, non è andata bene neppure alle province di Cagliari e Sassari dove il calo è stato rispettivamente del 65 e del 50 per cento. Nel Montiferru, a Cuglieri la perdita ha superato il 70 per cento, mentre a Seneghe si è attestata al 55 per cento. Stesso discorso per Parteolla e Monte Linas,che hanno registrato un decremento di oltre il 50 per cento.

Colpo di grazia. Ma se il dato quantitativo è decisamente basso, quello qualitativo, almeno a sentire gli esperti del settore, seppure non eccellente come gli anni scorsi, è sempre abbondantemente sopra la media. I fattori che hanno determinato questa debacle sono diversi, a cominciare dalle condizioni climatiche sfavorevoli nel periodo della fioritura-allegagione (venti caldi di scirocco e/o piogge), i ripetuti attacchi della mosca olearia e il caldo torrido di giugno e luglio. Poi i temporali che si sono scatenati nell’ultima decade di novembre hanno dato il colpo di grazia ad un’annata già abbondantemente compromessa.

Varietà. L’olivicoltura in Sardegna ha origini molto antiche: reperti archeologici in diversi siti testimoniano la produzione dell’olio già in epoca nuragica. Una risorsa che, sebbene rappresenti poco meno del 3 per cento sulla totalità della produzione nazionale, è fortemente caratterizzata da un interessantissimo patrimonio di varietà e costituisce una fonte economica importantissima per i produttori e per gli oltre 130 frantoi che operano nell’isola. Ed è proprio grazie alla varietà delle diverse cultivar che gli oli extravergini prodotti hanno una spiccata personalità che incontra il gusto e l’apprezzamento dei consumatori e di molti operatori nel campo della gastronomia.

45mila ettari. L'attuale superficie olivicola si attesta sui 45mila ettari ed è presente in quasi tutti i Comuni dell'isola. Le zone a più alta concentrazione sono: il nord ovest (Alghero, Sassari, Ittiri), il Nuorese (Oliena, Dorgali, Orosei), l'Ogliastra, il Parteolla, il Monte Linas, il Montiferru (Cuglieri, Seneghe), la Planargia. Mentre i tipi coltivati sono: Bosana (diffusa in tutta l'isola), Semidana (Oristanese e Montiferru), Nera di Oliena (Oliena), Nera di Villacidro (Monte Linas), Ogliastrina (Ogliastra), Tonda di Cagliari (Parteolla, Oristanese, Montiferru), Nera di Gonnos (Monte Linas), Pitz'e Carroga (Parteolla).

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