La Nuova Sardegna

Latte ovino, prezzi boom: oltre 90 centesimi al litro

Latte ovino, prezzi boom: oltre 90 centesimi al litro

La Coldiretti: «Chi ha firmato intese per prezzi più bassi ricontratti l’accordo». Regione soddisfatta per l’andamento

11 gennaio 2014
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SASSARI. La quotazione del latte ovino sale sopra i 90 centesimi al litro, con punte record di 95. Lo annuncia la Coldiretti. Per questo il messaggio del presidente Battista Cualbu agli allevatori è molto chiaro: «Chi ha firmato per meno, rinegozi il proprio contratto». Ma l'invito è rivolto anche a trasformatori e Regione: «Fissiamo un prezzo giusto». Perciò l'organizzazione sollecita l'immediata apertura di un tavolo.

Coldiretti spiega che a dicembre, il pecorino romano ha quasi raggiunto quota 7 euro al chilo, proseguendo in un trend di crescita che ha portato il formaggio Dop sardo a guadagnare 1,25 euro nel 2013, e oltre 2 euro nel biennio 2012-2013. «Se applicassimo al latte ovino le performance di crescita del “romano” - afferma Cualbu - oggi dovremo avere prezzi di piazza non inferiori ai 91 centesimi al litro. In questo senso, la stipula di contratti con prezzi di partenza superiori anche ai 95 centesimi, non fa altro che confermare le nostre analisi».

«Quest'aumento del prezzo rende merito a un settore importante i cui sforzi non sono mai stati proporzionalmente remunerati, è la conseguenza naturale dell'attenzione che anche la Regione continua a dedicare al mondo agropastorale». Così l'assessore dell'Agricoltura, Oscar Cherchi. Che parla di «passi avanti notevoli grazie ad un'attività armonizzata di quasi tutte le componenti della filiera, a partire dagli stessi allevatori per arrivare fino al consumatore, passando per l'operato delle organizzazioni agricole».

Ma se gli allevatori hanno già sottoscritto per importi inferiori che cosa può succedere? «Invitiamo a rinegoziare l'accordo – ribadisce il presidente di Coldiretti Cualbu – Molti, come succede sempre nelle campagne sarde, hanno firmato contratti tra ottobre e dicembre a prezzi intorno agli 83-85 centesimi. E nonostante tali quotazioni siano migliori rispetto alle precedenti annate, non si può sottovalutare il fatto che, con i ricavi del romano la capacità di remunerazione deve salire sopra i 90 centesimi al litro. In caso contrario qualcuno guadagna troppo, qualcuno perde e, guarda caso, saranno gli allevatori. L'incremento di soli 5 centesimi produrrebbe per il settore circa 15 milioni aggiuntivi per gli allevatori, pari quasi a un intervento di una misura comunitaria».

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