La Nuova Sardegna

La patria dell’anglo arabo rischia di restare senza cavalli

La patria dell’anglo arabo rischia di restare senza cavalli

CAGLIARI. C’è una sede internazionale dove la Sardegna siede con dignità di nazione, la Confederazione internazionale del cavallo anglo arabo. Raffaele Cherchi, Direttore del dipartimento di ricerca...

11 gennaio 2014
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CAGLIARI. C’è una sede internazionale dove la Sardegna siede con dignità di nazione, la Confederazione internazionale del cavallo anglo arabo. Raffaele Cherchi, Direttore del dipartimento di ricerca per l'incremento ippico dell'Agris, ne è il segretario.

«Il 2103 – dice – è stato un anno in cui si sono risvegliate delle attenzioni da parte della Regione nei confronti del settore dopo molti anni di abbandono, a partire dal 2005 con la soppressione dell'istituto di incremento ippico. Sono state avviate una serie di iniziative relative sia al comparto ippico sia al comparto dell'allevamento, in modo particolare è stata riaperta un'attività relativa al circuito allevatoriale, con i raduni per i giovani esemplari di due-tre anni per essere avviati all'attività preagonistica. L'altra operazione ha visto l'avvio di un progetto sperimentale che ha coinvolto i tre ippodromi sardi con un'attività di corse che ha portato al finanziamento di 11 giornate in aggiunta a quelle del calendario nazionale dando una boccata di ossigeno a tutto il settore. Infine sono state messe in campo altre iniziative sia per l'endurance sia per il concorso completo di equitazione che consideriamo le due discipline sulle quali puntare per il futuro e alle quali il nostro cavallo è maggiormente vocato. Non mancano criticità ,nonostante queste attenzioni, perché negli ultimi anni c'è stato un trend di riduzione delle nascite con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. La speranza è che, nella prossima stagione di fecondazione, la situazione si inverta anche in virtù di queste iniziative e che gli allevatori scelgano di far riprodurre le proprie fattrici. Dovremo inserirci – prosegue Cherchi – con azioni di sostegno alla riproduzione, che orientino verso una ripresa delle scelte selettive con un'attenzione alla qualità, anche in ragione del fatto che sono mutate le esigenze del mercato. Occorre puntare su fasce di età più ampie. Fino a 10 anni fa l’attenzione era verso soggetti di tre anni, ora bisogna pensare a esemplari di 4 e oltre. C’è la necessità di convincere gli allevatori che gli sforzi devono essere comuni e che debba essere premiata la qualità. Si devono evitare dispersioni di risorse, dal patrimonio genetico a quello finanziario. Le risorse sono poche e devono essere gestite nel modo più razionale possibile, in un'ottica di breve e di lungo periodo. Per l'anglo arabo siamo al di sotto dei parametri Fao di una razza minacciata di estinzione (al di sotto delle mille fattrici in produzione), dobbiamo pensarci noi sardi. A livello nazionale non c’è un'attenzione particolare verso il nostro cavallo. Il libro genealogico dell’anglo arabo viene gestito a Roma dal ministero che continua a non volerci restituire il libro che nasce in Sardegna da un progetto che ha un secolo di vita. Un altro elemento, questo, che ci rende più difficile intervenire a difendere la razza».(f.t.)

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