La Nuova Sardegna

Capo Malfatano, stop definitivo al resort di lusso della Sitas

di Mauro Lissia
Capo Malfatano, stop definitivo al resort di lusso della Sitas

Ha vinto Italia Nostra: illegittime le concessioni perché la valutazione d’impatto era irregolare. Il resort non sarà mai aperto ai turisti. Gli edifici ora rischiano di essere demoliti

11 gennaio 2014
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CAGLIARI. Il resort a cinque stelle che la Sitas ha costruito a Capo Malfatano, alle spalle della magnifica spiaggia di Tuerredda, non sarà mai aperto ai turisti e ora rischia di essere demolito.

L’ha deciso il Consiglio di Stato, confermando la sentenza del 6 febbraio dell’anno scorso con la quale il Tar sardo aveva accolto il ricorso sulla legittimità delle concessioni paesaggistiche presentato dall’avvocato Filippo Satta per Italia Nostra. Con una decisione articolata in 84 pagine ricche di riferimenti giurisprudenziali i giudici di palazzo Spada hanno bocciato i riscorsi in appello del costruttore e del comune di Teulada e hanno stabilito definitivamente che la valutazione d’impatto ambientale all’origine delle autorizzazioni era illegittima perché «frammentata» sui sei piani di lottizzazione proposti dalla Sitas, di cui è stato realizzato solo il primo. Una scelta che per il Tar - e per i giudici di secondo grado - costituisce un grave travisamento dei fatti. L’impatto del progetto sul paesaggio di Teulada - hanno scritto i giudici della quarta sezione, il relatore è Oberdan Forlenza - doveva essere valutato nel suo complesso, perché fosse chiaro il rapporto tra il «sacrificio ambientale» e le eventuali ricadute sociali dell’intervento.

Esattamente quanto già aveva chiarito il Tar con una sentenza per certi versi clamorosa, che un anno fa ha sbarrato la strada a un intervento immobiliare-turistico promosso da imprenditori d’alto bordo come la Sansedoni, Benetton, Toti e Caltagirone. Intervento che al di là delle diverse opinioni sulla qualità e sull’opportunità, era diventato un caso simbolo per chi lotta in difesa del paesaggio grazie alla figura di Ovidio Marras, un pastore-agricoltore che ha rifiutato di vendere agli imprenditori della penisola il suo furriadroxiu di Malfatano, rispedendo sdegnosamente al mittente offerte milionarie per poi affrontare un contenzioso giudiziario che ora lo vede uscire vincitore su tutta la linea.

I padroni di Sitas e il Comune di Teulada dovranno pagare le spese del giudizio all’associazione Italia Nostra: il caso Tuerredda-Malfatano è definitivamente chiuso.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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