La Nuova Sardegna

oggi la madre visiterà il figlio sotto accusa in carcere

Delitto di Bitti, giallo della pistola

L’arma sarebbe appartenuta al padre, ma non se ne trova traccia

10 gennaio 2014
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BITTI. In carcere da una settimana per l’omicidio del padre, Pietro Basile continua a sostenere, così come aveva fatto sin dall’immediatezza della costituzione, che non aveva intenzione di uccidere, ma che ha sparato perché temeva per la propria vita di fronte alle minacce del genitore che in più occasioni lo aveva aggredito. La mattina di capodanno, dopo che Franco Basile gli aveva telefonato intimando di riportare a casa l’auto in uso a entrambi, una vecchio pick-up Fiat Fiorino, il ragazzo secondo quanto ha dichiarato si sarebbe presentato nella casa dei nonni con una pistola, trovata proprio nell’auto, e l’avrebbe estratta perché era minacciato e aveva paura di soccombere. Circostanza confermata anche da alcuni parenti presenti in casa in quel momento che avrebbero sentito Franco Basile urlare gravi minacce contro il figlio e avrebbero cercato di fermarlo. Ma Pietro dove ha trovato la calibro 7,65 con cui ha sparato? Il diciannovenne sostiene che la pistola fosse nascosta nell’auto e che fosse in uso al padre. È bene ricordare che era comunque detenuta illegalmente: Franco Basile non poteva possederla per i precedenti penali, Pietro perché non aveva alcuna autorizzazione a possedere un’arma di questo tipo. Si tratterebbe dunque di una pistola detenuta clandestinamente, quindi con la matricola abrasa. Un elemento che certo non alleggerisce la sua posizione, anche perché attraverso l’analisi dell’arma si potrebbe risalire a eventuali altri reati commessi proprio con quella pistola. Pietro Basile ha indicato un luogo in campagna dove avrebbe gettato l’arma dopo la fuga, vicino a un fiumiciattolo, ha anche accompagnato gli investigatori sul posto, ma la pistola non è saltata fuori.

Intanto oggi il giovane riceverà a Badu’ e carros la visita della madre, che aveva già abbracciato il giorno della costituzione quando, accompagnato dai carabinieri, aveva potuto incontrare anche i nonni paterni e materni prima di entrare in carcere. (p.me.)

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