La Nuova Sardegna

Fiume Santo, i gruppi 1 e 2 sono spenti per sempre

di Pinuccio Saba
Fiume Santo, i gruppi 1 e 2 sono spenti per sempre

I due impianti a olio combustibile erano ormai fuorilegge: finite le proroghe Ma i tedeschi non costruiranno il nuovo gruppo a carbone di ultima generazione

09 gennaio 2014
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SASSARI. Dal 31 dicembre dello scorso anno i gruppi 1 e 2 delle termocentrale di Fiume Santo sono spenti. E, a meno di clamorosi salti mortali burocratici, lo rimarranno per sempre.

Il 31 dicembre è infatti scaduta l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata dalla Regione al termine di un lungo percorso autorizzativo che aveva interessato anche governo, Provincia e i comuni di Sassari e Porto Torres. Senza quell’autorizzazione, che prevedeva per il 2014 anche il funzionamento del quinto gruppo a carbone, sono decadute anche le deroghe-proroghe rilasciate di volta in volta dalla prefettura. Ma, soprattutto, sono scadute le “ultime” duemila ore di marcia che restavano nel paniere del gruppo 2, residuo delle ventimila ore stabilite dalle autorizzazioni originali. Senza l’Aia, però, i gruppi 1 e 2 marcianti a olio combustibile erano diventati totalmente fuorilegge, visto che le emissioni in atmosfera superavano di gran lunga i limiti imposti dalle normative nazionali e comunitarie in termini di tutela ambientale. I due gruppi, però, hanno continuato a marciare perché il loro funzionamento era “essenziale” per la sicurezza della rete di distribuzione dell’energia elettrica nell’isola e non solo. Una circostanza che, poi, ha di fatto impedito che gli scioperi proclamati dalle organizzazioni sindacali nel quadro della vertenza innescata dal progetto di razionalizzazione delle risorse presentato dai vertici di E.On che - di fatto - prevedono il dimezzamento del personale occupato nella centrale di Fiume Santo.

Da oggi, però, molto difficilmente si sentirà più parlare dei gruppi 1 e 2 se non per conoscere il destino dei due gruppi di produzione. Al momento il personale E.On è impegnato nello svuotamento degli impianti che precede la messa in sicurezza dei due gruppi di produzione. Nell’accordo di programma sottoscritto dalla multinazionale tedesca con Governo, Regione ed enti locali, era prevista anche la demolizione dei due impianti, la bonifica delle aree interessate e la restituzione di una importante porzione di spiaggia al Comune di Sassari e quindi alla fruizione dei cittadini. Ancora non è chiaro se E.On intenda rispettare o meno questa parte dell’accordo di programma. Si potrebbe sapere qualcosa sulle intenzioni di E.On fra una settimana (il 15) quando il direttore della centrale Mario Bertolino incontrerà i vertici delle organizzazioni sindacali. Un vertice convocato dall’azienda ma sollecitato dal sindacato che si dice pronto a respingere ogni ipotesi di riduzione del personale legata alla fermata dei gruppi 1 e 2, ipotesi ventilata dai vertici della multinazionale tedesca nel corso della lunga vertenza il cui fine non è solo la salvaguardia dei posti di lavoro, ma il rispetto dell’accordo sottoscritto da E.On al momento dell’acquisto della termocentrale di Fiume Santo che prevede la realizzazione di un nuovo gruppo di produzione a carbone di ultima generazione, un investimento da quasi 700 milioni di euro (in origine erano 500) e non meno di un migliaio di persone al lavoro per tre o quattro anni.

L’incontro di mercoledì prossimo servirà alle organizzazioni sindacali (Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uiltec-Uil) per analizzare la volontà dell’azienda che al momento (è bene ricordarlo) ha deciso di andare avanti con il proprio progetto industriale. Ùn progetto che i rappresentanti dei lavoratori non riconoscono come tale e ormai da mesi i dirigenti del sindacato di categoria ma anche i confederali di Cgil, Cisl e Uil chiedono a gran voce che E.On sgomberi il campo per far posto a società intenzionate a rispettare quel famoso accordo di programma. Da tempo si parla di possibili compratori, il presidente di E.On Miguel Antoñanzas ha ammesso che ci sono stati contatti con aziende francesi, e nel frattempo si sarebbero fatte avanti multinazionali indonesiane, cinesi e (ultima indiscrezione) australiane. Ma finora senza offerte ufficiali.

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