La Nuova Sardegna

Su uno smartphone le tracce del volto di un’isola che cambia

di Salvatore Ligios
Su uno smartphone le tracce del volto di un’isola che cambia

Il lavoro per la mostra “Gli Atlanti-Tracce d’identità” In un libro il diario per immagini raccolto su Facebook

08 gennaio 2014
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Nel gioco combinatorio la sfida sta nell'abilità, o nella casualità, di riuscire a superare gli ostacoli che si frappongono tra la meta che si vuol raggiungere e la performance degli strumenti a disposizione. In pratica se cambiamo le condizioni di partenza anche il mezzo utilizzato modificherà, o potrebbe modificare, il suo valore. Quest'anno il divertissement di San Silvestro (pretesto per mandare gli auguri per l'anno nuovo a una piccola lista di persone con le quali ho piacere di scambiare un saluto) prende del materiale fotografico nato per essere diffuso sulla rete e prova a declinarlo sulla carta stampata. Un tentativo, in pratica, di invertire il procedere del tempo, partendo dal presente (già futuro si potrebbe dire) per arrivare al passato. Esplorare il nuovo tornando indietro, per farla semplice.

Ma cominciamo per ordine. Si parte con delle immagini che nascono per essere inviate in tempo reale su Internet. Vivono il tempo necessario per farsi condividere qualche secondo, a essere fortunati, e poi via dallo schermo perché un'altra immagine ha preso il loro posto. Questo transito forsennato generato dagli scatti dei cellulari pare registri in una giornata l'accumulo di circa un miliardo di immagini. Che fine farà tutto questo materiale visivo? Chi lo prenderà in consegna? E chi ne valuterà la bontà o il valore? Servirà a scrivere la storia contemporanea del mondo? Difficile trovare qualcuno che sappia rispondere.

In questo sport digitale dei nostri giorni "sulla nuvola" anch'io ho provato a giocare e l'occasione è stata la campagna fotografica e video realizzata in giro per la Sardegna, inseguendo gli atlanti di casa nostra: intervistando e fotografando i primi cittadini di cinquanta piccoli comuni dell'isola. Progetto confluito in una mostra di fotografie e un'installazione video che ha per titolo “Gli Atlanti. Tracce di identità”.

Naturalmente, per me, che provengo dalla camera oscura, la campagna madre è stata realizzata in pellicola bianconero, con tutte le procedure e la lentezza che il processo analogico richiede. Impensabile far vedere in tempo reale ai navigatori sulla rete cosa stavo combinando in quel paese a quell'ora del tal giorno. Da qui l'uso del provvidenziale smartphone.

La comodità e la versatilità del cellulare sono state impagabili. "Cotta e mangiata" è l'espressione appropriata per far capire la rapidità di passare dall'occhio del fotografo alla pancia del consumatore.

Anche se in questo gioco dell'oca a caccia di sindaci il risultato della rete ha finito per stravolgere le intenzioni stabilite alla partenza del giro. Tutti i fans, oltre un migliaio, certificati dallo share "mi piace", partecipavano al procedere della campagna fotografica attraverso la visione di una labile traccia, il nome del paese e un frammento visivo sempre diverso, che condivideva con l'originale solo una testimonianza virtuale del passaggio del fotografo, a quell'ora di quel giorno nel luogo annotato sotto l'immagine. Ma il consumo on line può essere ripreso e rivissuto (“ripassato” sa di cucina) a distanza di tempo, con calma, in altro contesto, declinando i pixel virtuali in polvere di carbone e presentandoli sotto le spoglie di una "rassicurante" istantanea stampata sulla carta?

Ecco, questi sono i dolori del giovane (in senso digitale) Werther che non sa cosa fare davanti allo scenario che il mondo della fotografia-immagine gli prospetta per il futuro prossimo.

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