La Nuova Sardegna

Curriculum di prim’ordine e cognome giusto

di MANLIO BRIGAGLIA
Curriculum di prim’ordine e cognome giusto

Pigliaru è cresciuto in una famiglia di intellettuali e politici: il padre fu maestro di due generazioni

08 gennaio 2014
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di MANLIO BRIGAGLIA

Suo fratello Antonio, invece comunista, passò sotto il fascismo più tempo fra galera, confino e clandestinità che giorni tranquilli. Caduto il regime, fu il primo segretario regionale del Pci in Sardegna. Ne ha scritto una bella biografia Guido Melis, ed ora sta per uscire una biografia del deputato, scritta dal nipote Lorenzo Dore, figlio di Giampietro che è stato una delle personalità più rilevanti dell'intellettualità cattolico-democristiana nella seconda metà del secolo, fondatore della casa editrice “Studium”, editore de “Il Giorno”. Patria d'origine, per tutti, Olzai, dove ancora vive il ricordo delle sorelle Dore, Peppina (notissima scrittrice di vite di santi, fondatrice in paese di un monastero di Benedettine di clausura) e Grazia, delicata poetessa ma anche grande studiosa della prima emigrazione italiana begli Stati Uniti. Orune entra nella storia della famiglia per il lungo servizio dell'onorevole Francesco e per la sua lunga difesa dei poveri quando l'amministrazione decise di lottizzare il salto comunale (e si sa quanto poco ne tocchi ai poveri, in queste lottizzazioni). A Orune, da due genitori maestri elementari, nacque Antonio Pigliaru, 1922. Ripercorrere questo frondoso albero genealogico rischia di dare fastidio al professor Pigliaru, candidato da 48 ore a presidente della Regione per il centrosinistra. Che già ha un curriculum di studioso e di amministratore che da solo basterebbe a giustificare la scelta, a parte il miracolo che ha fatto, convincendo i 64 membri che dovevano fare il nome finale a votare compatti per lui. Unanimità alle ore 4.45 del mattino, dopo mesi che nel Pd sardo non c'erano meno confusione e bisticci e polemiche che nel Pd nazionale. Il candidato i titoli se li è già fatti per conto suo, senza appellarsi a una discendenza di cui peraltro è fortemente geloso e orgoglioso insieme: l'amore di Francesco per il padre è il più bel riconoscimento di che cosa fu quell'uomo mite e combattente, spesso dal letto dell'ospedale, maestro e guida di tanti della sua e della mia generazione.Titoli: maturità precoce . all'Azuni (“saltò” la terza Liceo, come usava fra i più bravi), laurea in Scienze politiche, PhD in Economia all'Università di Cambridge, un anno di perfezionamento in California, all'Università di Stanford, poi la cattedra a Cagliari, sponsorizzato da Antonio Sassu, suo maestro. Quando fu eletto presidente della Regione, Renato Soru lo chiamò assessore al Bilancio e alla Programmazione: non so se sapesse che dietro quell'aria serena e disponibile che Pigliaru ha ci fosse un carattere di ferro, non meno intransigente del suo. Così (dice che causa del problema fu se mettere o no una tassa sulle barche di lusso: l'assessore disse con parole sue che era una cretinata) Pigliaru prese e se ne tornò ai suoi studi: nei quali l'economia della Sardegna e la ricerca di un'uscita dalle crisi congiunturali e dall'arretratezza storica della sua economia (con serrate polemiche con Paolo Savona, per dirne uno) erano sempre al centro. All'assessorato Pigliaru lasciava l'invenzione del Master and Back, il programma per fare studiare i giovani laureati sardi fuori della Sardegna, salvo tornare nell'isola a restituirvi quello che hanno imparato: perché l'istruzione è uno dei punti fermi del programma di vita di Francesco (anche la moglie, Adriana Di Liberto – scritto così, non tutt'attaccato, dicono in famiglia – , è una sua collega di studi all'Università cagliaritana: hanno un bambino che nei primi due anni di vita ha girato mezza Sardegna dentro lo zainetto del padre): senza un'istruzione di alta qualità l'isola non esce dalla palude della mera sussistenza. Nella scheda che coltiva su Internet si proclama juventino. Dopo il 3-0 alla Roma ora sogna di farlo a Cappellacci.

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