La Nuova Sardegna

Oggi l’addio a Massimo una vita sempre al limite

di Antonello Palmas
Oggi l’addio a Massimo una vita sempre al limite

Il giovane morto sulla 131 Dcn era fuggito da una casa protetta dopo il cenone Suo padre fu trovato cadavere a Olbia in una struttura occupata dai senzatetto

03 gennaio 2014
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OLBIA. Si terranno oggi alle 15.30 nella chiesa di San Paolo i funerali di Massimo Pani, il diciottenne olbiese morto all'alba di Capodanno. si è schiantato in un tratto della 131 dcn, al bivio di Macomer con l’auto rubata dopo la fuga dalla casa protetta Emmaus di Iglesias insieme ad A.F. un sedicenne di Porto San Paolo, rimasto ferito.

La cerimonia per l’ultimo saluto del ragazzo (sarà il Comune a occuparsene, a causa dell’impossibilità della famiglia) si sarebbe dovuta svolgere già ieri, ma è stata rinviata per consentire oggi l’esame autoptico nelle strutture dell’ospedale di Nuoro. Dopo l’autopsia il corpo sarà restituito ai familiari. Il guard rail ha trafitto la giovane vita, ponendo fine a un’esistenza travagliata ma che sembrava destinata a una svolta positiva proprio grazie al lavoro della comunità nella quale era ospitato da qualche mese.

Una famiglia, la sua, bersagliata dal dramma: Massimo era il figlio di Pino Pani, il 62enne ex pasticcere finito nelle spire dell’alcolismo, che nel settembre del 2012 fu trovato senza vita in una stanza dell’ex ostello della gioventù di Vena Fiorita, un edificio da tempo abbandonato e diventato rifugio di senzatetto. Morte naturale, si disse. Lui, Pino, diceva di essere il custode di quel luogo divenuto la sua casa e che ogni tanto veniva sgomberato dalle forze dell’ordine per poi essere rioccupato dai rappresentanti di quel popolo che a Olbia non è composto solo da stranieri, ma anche da persone del posto divenute preda dell'alcol, della crisi, della depressione. Aveva lavorato come pasticcere in una panetteria cittadina, poi aveva perso il lavoro e nella spirale del destino avverso aveva divorziato dalla moglie e aveva cominciato a bere, incapace di affrontare le sempre più pressanti difficoltà economiche.

Massimo si era ritrovato più solo senza quel padre pur pieno di problemi, già uscito dalla sua vita prima di essere trovato morto. E si era lasciato trascinare verso ambienti e atteggiamenti capaci di farlo sentire falsamente più forte, come si desume anche dalle frasi che appaiono nel suo profilo facebook: il mito della marijuana, l'avversione ai tutori della legge. Alla mamma, descritta come una persona in gamba e decisa ad aiutarlo, sul social network nel 2010 scrisse: «Scusa se non sono come tu mi vuoi, ma io vivo solo a metà», frase che nasconde va tutte le sue difficoltà nel rapportarsi con la vita. Aveva sbagliato, Massimo, e lo sapeva ma forse aveva preso la strada giusta. I servizi sociali di Olbia lo stavano seguendo, d'accordo con il magistrato aveva intrapreso un percorso terapeutico scontando una misura cautelare nella casa protetta di Iglesias. Al termine mancavano ormai pochi mesi, avrebbe sanato anche le sue pendenze giudiziarie e avrebbe avuto la possibilità di ricominciare. «Siamo molto dispiaciuti per quello che è successo – dice l’assessore comunale ai servizi sociali, Rino Piccinnu – eravamo soddisfatti di come stava seguendo il suo percorso, ha voluto fare una bravata».

Ha prevalso lo spirito ribelle, ben sintetizzato dalla scritta “I love Gaza” sul suo profilo Facebook così simile a quello di tanti adolescenti, contro a prescindere. Massimo non era in gabbia, aveva dei permessi, anche di recente era tornato a Olbia in treno. Ma la notte di Capodanno, dopo il cenone con i compagni, lui e l’amico gallurese non hanno resistito all’idea di festeggiare con gli amici a Olbia una notte che specie per i ragazzi della sua età deve essere speciale. Sono saliti a bordo di una Fiat Panda e hanno puntato verso la parte opposta della Sardegna per andare incontro a un destino terribile.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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