La Nuova Sardegna

5 Stelle, caos governatore: una poltrona per quattro

di Luca Rojch
5 Stelle, caos governatore: una poltrona per quattro

Beppe Grillo dovrebbe decidere in queste ore chi scegliere come candidato Ma potrebbe anche non concedere il simbolo. Si rischia la corsa a più liste

03 gennaio 2014
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SASSARI. Tastiere abbandonate, mouse immobili, schermi spenti. Il popolo della rete ha staccato la spina. Blackout dei 5 Stelle che vivono in attesa di conoscere il loro candidato governatore. Dopo mesi di braccio di ferro tra siti paralleli, le due anime del movimento non sono riuscite a trovare un punto di incontro. Persi nel labirinto digitale tra blog e post, hanno proceduto vicini, senza mai toccarsi. Stelle su orbite diverse. E ora le candidature sono sul tavolo di Beppe Grillo. Per adesso adottano la tecnica, molto poco in streaming, del silenzio. Perché una parola di troppo potrebbe bruciare uno dei quattro nomi che il guru del partito digitale, Beppe Grillo, tiene tra le mani. Gli resta una analogica speranza, un rito scaramantico per diventare il gruppo certificato. Difficile che anche l’intervento del leader riesca nel miracolo di imporre l’unità.

I candidati. Da una parte c'è Alessandro Polese, algherese, ma che vive e lavora a Cagliari. Polese è uno dei leader dei tramatzini, gli ortodossi che appartengono alla associazione 5 Stelle di Cagliari, ma che conta adesioni da tutta la Sardegna. Dall’altra c’è Ettore Licheri, avvocato sassarese, sostenuto dalla maggior parte dei meetup dell’isola. Il suo nome è tra i più accreditati per la designazione finale. Ma ci sono altri due nomi che hanno ampio consenso tra gli iscritti e potrebbero essere quelli della sintesi tra le diverse anime. Giorgio Fanni, 65 anni, dirigente medico e corresponsabile del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. E Maria Teresa Piccinnu, nata a Olbia, commercialista a Bologna, tra i promotori di iniziative come la banca etica.

L’incoronazione. L’attesa davanti all’altare digitale diventa snervante per i grillini. Occhi incollati davanti al monitor per vedere cosa deciderà il guru. Grillo dovrà certificare lista e candidato. Per chi non mastica lo slang grillino significa che solo il leader può permettere l’utilizzo del marchio registrato “5 Stelle” per indicare lista e candidato. Gli altri saranno fuori. Lo staff come un’entità superiore dà la corretta interpretazione della verità.

La scelta. È attesa per queste ore la decisione finale, ma ci sono diverse incognite. Perché Grillo potrebbe decidere di non decidere. Viste le profonde divisioni potrebbe non concedere il simbolo. Sarebbe il caos. Ma ci potrebbe anche essere un secondo scenario del caos anche con la designazione di uno dei candidati.

Troppe Stelle. Gli altri potrebbero in ogni caso decidere di andare avanti per la loro strada, anche senza simbolo ufficiale. In altre parole si potrebbero avere liste non ufficiali accanto a quella certificata.

La raccolta delle firme. Anche la raccolta delle firme potrebbe non essere un ostacolo alla moltiplicazione delle liste. I meetup sono radicati nel territorio e arriverebbero in breve tempo a mettere insieme da 500 a 1500 firme, a seconda del numero di residenti nella circoscrizione. Si possono presentare le liste entro il 13 gennaio.

L’offerta. Ma ci sarebbe anche un’offerta, una mano tesa che un partito sarebbe pronta a dare ai 5 Stelle. Perché se si ha un rappresentante all’interno del consiglio regionale la raccolta delle firme non è necessaria. Qualcuno potrebbe fare una adesione tecnica al Movimento, giusto il tempo per consentire la presentazione delle liste ed evitare la corsa contro il tempo. Voci per ora non confermate parlano del Psd’Az.

Polvere di stelle. La frantumazione del movimento, tanto liquido da non riuscire a stare insieme, è un’altra incognita che rischia di indebolire i 5 Stelle.

La rottura. In realtà la frattura in due tronconi dei 5 Stelle ha radici lontane. Risale all’anno scorso. Quando in una riunione a Lanusei si stabilì la road map, le regole da seguire per scegliere liste e candidati. Per gli ortodossi la base deve essere l’elaborazione del programma. I nomi di chi si presenterà alle regionali verranno decisi in seguito, proprio sulla base delle qualità e della partecipazione mostrata nella creazione del programma. E questa è la linea adottata a Tramatza da un gruppo che ha in Polese uno dei suoi elementi di spicco. E ha il suo zoccolo duro nella associazione 5 Stelle di Cagliari. Principio del tutto contestato dagli altri meetup che hanno seguito un criterio del tutto differente e suggerito proprio a Lanusei dai 5 Stelle arrivati dalla Lombardia. Per scegliere il candidato al Pirellone i grillini milanesi sono ricorsi a primarie interne fatte sulla rete. Lo stesso principio è stato utilizzato dai 5 Stelle sardi. Ma secondo gli “ortodossi” questo criterio si può utilizzare solo per le Politiche e le Comunali, non per le Regionali. Ai più può sembrare una finezza procedurale, che ha un senso ancora più assurdo visto che arriva da una delle regole del non-statuto. Ma il principio del dissidio nasce da qua. Nel tempo si trasforma in una frattura insanabile. Con critiche a distanza e la creazione di due gruppi che in questi mesi hanno portato avanti programmi separati, candidati separati, politiche separate e con molta probabilità liste separate. Alla fine nel cielo della politica il rischio è che di stelle se ne contino almeno 10.

@LucaRojch

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