La Nuova Sardegna

Onorevoli indagati, le liste elettorali “decise” dal pm

di Mauro Lissia
Onorevoli indagati, le liste elettorali “decise” dal pm

Cappellacci rischia la sospensione soltanto per il caso P3. Per la Barracciu i tempi del processo sarebbero lunghi

23 dicembre 2013
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CAGLIARI. Sessantacinque consiglieri ed ex consiglieri regionali coinvolti, alcuni diventati parlamentari ed europarlamentari, tre arrestati, presto una nuova ondata di avvisi di garanzia che potrebbe colpire l’ex Pdl sardo in un ciclone giudiziario che sembra destinato a travolgere la politica isolana, condizionando le elezioni che il governatore Ugo Cappellacci, a sua volta a giudizio in tre processi, vorrebbe a marzo del 2014.

L’inchiesta sui fondi ai gruppi, la «Mani pulite» sarda nata da due esposti firmati dalla funzionaria Ornella Piredda, potrebbe condurre a un rinnovamento quasi totale della classe politica, confermando una tendenza nazionale ormai radicata: senza l’intervento della magistratura nulla cambia nella geografia del potere partitico italiano.

Ma la magistratura s’è fatta sentire e l’imbarazzo conseguente delle segreterie è palpabile: a meno di tre mesi dalle urne sono in discussione le candidature alla presidenza dei due maggiori partiti tradizionali e nessuno s’azzarda a ipotizzare nomi in lista prima che dal palazzo di giustizia non venga fuori qualcosa di definito sul piano giudiziario.

Per la prima volta l’incertezza non è legata a equilibri interni ai partiti ma alle scelte della Procura di Cagliari, che ha in mano le posizioni giudiziarie di un numero di potenziali candidati superiore a quello che conterrà la prossima assemblea legislativa.

Fuori perché condannato in abbreviato Adriano Salis (ex Idv) si va verso il giudizio immediato per Mario Diana (ex Pdl), Carlo Sanjust (Pdl) e forse anche Sisinnio Piras (Pdl) che appaiono messi all’angolo da prove schiaccianti. Altri diciannove onorevoli sono già sotto processo pubblico in tribunale e la loro ricandidatura, con la legge Severino che incombe, rappresenta un grosso punto interrogativo perché la sentenza di primo grado dovrebbe arrivare entro il primo anno della prossima legislatura regionale. Tutto sommato però sono proprio queste le ventitrè posizioni più chiare, mentre nessuno è in grado di fare previsioni attendibili sulle altre.

Partiamo dai leader. Cappellacci ha due processi per fatti di bancarotta precedenti alla sua discesa in campo politico. Si tratta di reati non qualificati dallo status di pubblico ufficiale, quindi il governatore non rischia di incorrere nella legge Severino. Il pericolo è legato invece all’accusa di abuso d’ufficio per la P3: la nomina del direttore dell’Arpas è stata firmata sotto la sua presidenza, un’eventuale condanna determinerebbe la sospensione immediata di Cappellacci. Ma per quel processo, che si aprirà il 9 aprile, la conclusione del primo grado non è prevedibile prima dell’estate 2015. Quindi l’attuale governatore non corre pericoli vicini di sospensione o decadenza.

Per Francesca Barracciu, accusata di peculato nell’inchiesta sui fondi ai gruppi, vale lo stesso discorso: se andrà a giudizio il processo non sarà breve, la valutazione sulla sua candidatura è legata dunque solo a ragioni di opportunità politica. Per tutti gli altri indagati il ragionamento andrebbe fatto caso per caso: parte delle posizioni appaiono compromesse, alcune meno.

Ma si può elaborare una lista elettorale ancorando le scelte dei nomi al livello di rischio giudiziario individuale? E chi può sentirsi legittimato a distinguere una posizione dall’altra, imponendo la fine di carriere politiche senza che un tribunale si sia espresso? Sono domande che riguardano e coinvolgono la politica, oggi più che mai in balìa degli organi giudiziari.

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