La Nuova Sardegna

In tremila marciano per la pace insieme a don Ciotti - FOTO

di Francesco G.Pinna
In tremila marciano per la pace insieme a don Ciotti - FOTO

Terralba, tantissimi giovani ascoltano il fondatore di Libera: «Cacciamo i corrotti e chi ruba»

22 dicembre 2013
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TERRALBA. Per costruire la pace non basta combattere le armi, sono molto più utili il lavoro e la solidarietà. Questo in sostanza il messaggio della ventisettesima edizione della marcia della pace che si è svolta ieri a Terralba per iniziativa della diocesi di Ales Terralba in collaborazione con il Comune, la Caritas Sardegna e il Centro servizi per il volontariato Sardegna Solidale. Alla marcia, che si è svolta per le vie del paese percorrendo in particolare le strade e i quartieri più colpiti dall'alluvione dello scorso novembre, hanno partecipato almeno tremila persone giunte da tutta la Sardegna. E a loro in particolare ha rivolto il suo accorato appello per la pace il fondatore del Gruppo Abele e di Libera don Luigi Ciotti, che ha concluso la manifestazione nella piazza della Cattedrale. «Alla politica – ha detto – chiediamo senza sconti di fare la sua parte ma tocca a tutti noi portare il nostro contributo nella vita di tutti i giorni per costruire la pace».

Don Ciotti ha costruito il suo intervento attorno all'appello alla "fraternità" come "fondamento e via per la pace" contenuto nel messaggio per la prossima giornata della Pace di papa Francesco. «Senza fraternità – ha spiegato – è impossibile la costruzione di una società giusta e di una pace salda e duratura». E la fraternità, per don Ciotti, non è compatibile con l’illegalità, con la corruzione, con la mancanza di lavoro che purtroppo contraddistinguono l'Italia di questi tempi. «Dobbiamo avere il coraggio di cacciare chi ruba, chi è corrotto e chi vive nell’illegalità», ha detto ricordando che la corruzione costa al paese 60 miliardi all'anno «sottratti alle politiche sociali, alla scuola e alla sanità». Di lavoro che non c'è, neanche per i giovani di Terralba, ha parlato anche il sindaco del paese Pier Paolo Piras. Per lui la pace è frutto della solidarietà, e a questo proposito ha ricordato le centinaia di volontari, di ogni ceto sociale, e spesso sconosciuti, arrivati a Terralba nei giorni drammatici dell'alluvione «per dare una mano a chi in quel momento aveva bisogno di aiuto senza chiedere niente in cambio».

Protagonisti silenziosi della marcia sono stati, assieme a tanti giovani, proprio i volontari arrivati davvero da tutta l'isola. Un esempio concreto di solidarietà, della quale ha parlato anche il vescovo della Diocesi di Ales Terralba monsignor Giovanni Dettori, che ha ringraziato per la loro presenza soprattutto «i giovani che ci danno speranza» e ha anche lui lanciato un appello ai partecipanti affinchè la marcia della pace continui nella vita di tutti i giorni: «Tornando nelle vostre case ciascuno di voi sia promotore di pace e del bene che può fare».

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