La Nuova Sardegna

Cannavera: «Sarò la sentinella dei partiti»

di Umberto Aime
Cannavera: «Sarò la sentinella dei partiti»

Il prete conferma che non si candiderà, ma «nessuno degli attuali presidenti in corsa mi sembra davvero quello giusto»

07 dicembre 2013
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SERDIANA. Don Ettore Cannavera l’ha ribadito dal pulpito laico dell’associazione «Terra di pace e solidarietà», fondata per scuotere e rivoltare la politica che «ha perso lungo strada etica morale, voglia di ascoltare, buone maniere e buone intenzioni». Lui non si candiderà alle Regionali, perché non vuole rinunciare alla veste sacerdotale e poi un ambasciatore cardinalizio del Papa gli ha detto ieri: «Francesco desidera che tu continui a fare quello stai facendo», il difensore degli ultimi, di chi è «oggi senza voce, lavoro e potere».

Stiano sereni i governatori in pectore e in campo, non avranno un sacerdote come avversario nei seggi del 2014, ma dovrebbero preoccuparsi e molto per questa sua frase ferma e forte: «Fra questi presidenti che sento, vedo e leggo non vedo quello ideale per la Sardegna. No, non c’è tra loro», e li ha messi tutti assieme dal centrosinistra al centrodestra fino agli indipendentisti. Ecco, da oggi in poi lavorerà per trovare quel «governatore giusto e capace di ridare fiducia e speranza alla gente». Per questo don Ettore da ribelle qual è «allo status quo dell’ambizione, delle lobby e dei diritti negati», ha deciso di «sporcarsi le mani e entrare nell’agone politico». Non per «disgregare partiti e movimenti», perché «non ho nulla da nascondere sotto la tonaca», bensì deciso «a risvegliare partecipazione e fiducia nella politica, nel solo intento di unire la diversità delle idee, per restituire un potere autentico alla verità e alla parola, oggi inquinate dalla competizione sfrenata e dalla sterile denuncia senza proposte». Quale percorso seguirà lo ha tracciato nei venti minuti di un’omelia scritta a mano e letta con la voce decisa del pastore che «vuole esorcizzare una brutta realtà» e «contribuire al cambiamento». Proposta al più vicino centrosinistra, ma si è detto disposto a dialogare anche con il centrodestra, l’idea è quella «delle sentinelle protagoniste non più impegnate a guardare la vita dalla finestra», e che «per tutta la durata della prossima legislatura, con un gruppo di garanti competenti, sottoponga le leggi all’attenzione dell’opinione pubblica per sapere e confermare se rispondano a quanto la gente si aspetta da una politica finalmente impegnata a risolvere i problemi degli altri». Certo, prima ci sono le elezioni, con i candidati schierati, ma dovranno essere diversi da quelli finora conosciuti e in corsa per le Regionali: «I partiti devono uscire da individualismi e chiusure, perché vogliamo che da ora in poi siamo capaci di cogliere tutte le possibilità della nostra terra». Il tutto però preceduto dalla consapevolezza che «pace, istruzione, lavoro e solidarietà in Sardegna devono essere la vera base dello sviluppo».

Alla fine don Ettore non ha pronunciato quella che può essere la parola magica, azzeramento, ma certo deve essergli passata per la mente nel leggere le ultime accorate frasi dell’omelia ai «troppi cittadini con il cuore colmo di rabbia e pronti a ribellarsi alle manipolazioni del potere». La politica lo ascolterà prima delle Regionali? Se fosse umile, dovrebbe.

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