La Nuova Sardegna

Marea nera, processo senza ministero e Regione

di Luca Fiori
Marea nera, processo senza ministero e Regione

Non saranno parti civili contro i dirigenti E.On ed Enelpower. Lai e Sanna (Pd): «Imbarazzante e inaccettabile»

13 novembre 2013
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Regione e ministero non faranno parte del processo per la “marea nera”, lo scempio causato da 36mila litri di olio combustibile che l’11 gennaio 2011 fuoriuscirono da un foro nell'oleodotto che collega la centrale E.On di Fiume Santo alla banchina sul mare dell’Asinara e invasero le acque di uno dei golfi più belli del Mediterraneo.

Quell'incidente che sollevò la reazione dei cittadini di tutta l'isola aveva lasciato sul litorale chiazze nere e oleose, poi faticosamente ripulite a spese dallo stesso colosso tedesco dell’energia E.On. Per ieri mattina, davanti al giudice del tribunale di Sassari Salvatore Marinaro, era fissato il termine ultimo per la presentazione delle costituzioni di parte civile. Dalla Regione e dal ministero però non si è visto nessuno. Durante l'udienza di ieri il tribunale ha sciolto le ultime riserve e ha ammesso nel processo come parti civili l'Anpana (Associazione Nazionale Protezione Animali, Natura e Ambiente) e il Gruppo di intervento giuridico (un’associazione ecologista nata per difendere il territorio) mentre è stata respinta la richiesta dell'associazione Tuteliamo il Golfo dell'Asinara perché - ha stabilito il giudice Salvatore Marinaro - si era costituita in seguito all’incidente. Le parti civili ammesse ieri vanno ad aggiungersi alla provincia di Sassari, ai Comuni di Sassari, Stintino, Porto Torres, Sorso, Castelsardo, Badesi, Aglientu e Santa Teresa che si erano già costituiti insieme all’Ente Parco dell'Asinara, il Wwf Italia, oltre a quattro cooperative di pescatori e a cinque privati. Sulla mancata costituzione di parte civile da parte di Regione e ministero sono intervenuti i parlamentari Silvio Lai, segretario regionale Pd, e Giovanna Sanna, componente della commissione ambiente. «È inaccettabile – hanno detto – che Regione e ninistero non si siano costituiti parte civile nel processo. La Regione era stata vincolata da un ordine del giorno unitario del consiglio regionale, a cui la giunta era tenuta a dare seguito. Il Governo - hanno aggiunto i due esponenti del Pd - avrebbe dovuto farlo per non ricadere nell'imbarazzante situazione generata durante la gestione Clini, quando il legale del Ministero era lo stesso di E.On, in palese conflitto di interessi, salvo che per lo stesso Ministero dell'Ambiente. Procederemo rapidamente - annunciano Lai e Sanna - con una interrogazione a risposta urgente in parlamento e chiederemo al gruppo regionale di convocare il presidente Cappellacci in consiglio regionale». Imputati nel processo per lo sversamento di olio sono l'attuale direttore della centrale termoelettrica di Fiume Santo di proprietà della multinazionale E.On, Marco Bertolino, 45 anni, residente a Lodi; Salvatore Signoriello, 60 anni, attuale manager di E.On Produzioni Italia e direttore tra il marzo del 2000 e il luglio 2002, quando l'impianto era di Endesa Italia Spa; e Francesco Capriotti, 59 anni, al vertice con Enelpower dal 2002 fino al settembre 2004. A tutti e tre sono contestati i reati di crollo colposo aggravato dalla previsione dell'evento (riferito alla rottura dell'oleodotto) e deturpamento delle bellezze naturali. Lo sversamento interessò l'intero golfo: il grosso dell'olio combustibile finì spiaggiato fra Platamona e Marritza, ma la chiazza nera aveva lasciato più di una traccia evidente lungo le spiagge e le rocce della Gallura, fino alla Maddalena e Caprera, non risparmiando nemmeno Porto Torres e le coste dell'Asinara.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Il dramma

Lei lo aveva denunciato per stalking, lui cerca di ucciderla travolgendola con l’auto: grave una donna a Carbonia

Le nostre iniziative