La Nuova Sardegna

Pps, Rassu nei guai

di Mauro Lissia
Pps, Rassu nei guai

L’assessore all’Urbanistica rischia di finire in tribunale per falso

09 novembre 2013
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CAGLIARI. L’assessore regionale all’Urbanistica Nicola Rassu rischia di finire davanti al tribunale con l’accusa di falso ideologico in atti pubblici per la vicenda legata alla composizione della commissione paesaggio, un organo consultivo nella procedura di adozione del Ppr: è stato il gip Giorgio Altieri a ordinare alla Procura di formulare a carico dell’amministratore l’imputazione dopo aver respinto l’istanza di archiviazione del procedimento avanzata alla fine della scorsa estate dai pubblici ministeri Marco Cocco ed Enrico Lussu. Al centro della vicenda è la nomina nella commissione regionale paesaggio di Alberto Piras, esponente di una fantomatica associazione ecologista: nella delibera in cui è stata formalizzata, la giunta regionale dichiara che tutte le associazioni erano state convocate e consultate secondo le norme entro il termine di sessanta giorni dalla scelta. In realtà - così ha accertato il gip Altieri - il nome di Piras era stato aggiunto appena il giorno prima della firma del provvedimento, suscitando le reazioni furibonde di Italia Nostra, Legambiente, Wwf, Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra, firmatarie ai primi dell'agosto 2012 di un esposto alla Procura.

Il seguito è noto: prima la perquisizione della sede di Ambiente è Vita, l'associazione in cui milita l'ex funzionario scelto dalla Regione per integrare la commissione del paesaggio. Poi la raccolta di documenti e atti amministrativi per ricostruire ogni passaggio della nomina e stabilire se l'associazione, vicina al centrodestra, avesse realmente svolto qualche attività nel campo della difesa del paesaggio, come prevedono i criteri di legge. Almeno quanto basta a giustificare una scelta apparsa ai più, fin dalle prime ore, destinata semplicemente a tenere lontani dalle scelte strategiche sul nuovo Piano paesaggistico regionale i rappresentanti di associazioni in attività, che da anni si battono con grande determinazione in difesa delle coste sarde dall'assalto dei costruttori promossi da una politica incapace di uscire, anche per interesse personale ed elettorale, dalla vecchia e devastante monocultura del cemento.

Nel corso di una conferenza stampa gli ecologisti avevano parlato di documenti falsificati e di operazioni ambigue da parte degli uffici regionali all'interno di un'operazione che presentava aspetti poco chiari. I sospetti erano legati al fatto che nella prima delibera, diffusa nel sito istituzionale della Regione, i candidati in corsa erano due - Vincenzo Tiana di Legambiente e Maria Paola Morittu di Italia Nostra - mentre nella delibera-bis, quella esecutiva, si faceva riferimento a una terna che comprendeva anche Piras di Ambiente è Vita, una sorta di associazione-fantasma, mai sentita prima. Questa integrazione postuma, avvenuta in extremis, proprio alla scadenza dei termini, sarebbe stata decisa - così avevano denunciato le associazioni storiche - solo per evitare presenze scomode nella commissione e garantire una corsia rapida allo strumento di pianificazione destinato - avevano sostenuto gli ecologisti - a rimettere in moto le betoniere fermate in parte dal Ppr della giunta Soru.

Ora la Procura dovrà formulare il capo d’imputazione che andrà formalmente al vaglio del giudice dell’udienza preliminare, un magistrato diverso da quello che ha imposto l’accusa di Rassu ai colleghi della Procura. L’assessore all’Urbanistica è difeso dall’avvocato Ivano Iai, che confermando la decisione del giudice ha ribadito che la scelta del candidato è stata condivisa col resto della giunta: «Chiariremo ogni aspetto della vicenda - ha annunciato il legale - e dimostreremo che Rassu è estraneo a qualsiasi ipotesi di reato».

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