La Nuova Sardegna

Il pm: fallimento per le cliniche di Scanu

di Mauro Lissia
Il pm: fallimento per le cliniche di Scanu

«Insolvenza irreversibile» per le 2 case di cura del presidente regionale di Confindustria. E Bankitalia segnala anomalie

06 novembre 2013
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CAGLIARI. Le società che fanno capo alle due cliniche dell'imprenditore Alberto Scanu sono in «palese stato di insolvenza irreversibile» e per la Procura devono essere dichiarate fallite.

Nell'istanza presentata al giudice Andrea Bernardino il pm Giangiacomo Pilia fa i conti del dissesto finanziario in cui è precipitato il gruppo capeggiato dal presidente della Confindustria sarda partendo dalle consulenze tecniche disposte all'interno della clamorosa inchiesta sul crac del Policlinico Città di Quartu, che a febbraio scorso ha condotto all'arresto degli imprenditori cagliaritani Antonio Macciotta, Antonio Uda e Sergio Porcedda: nel bilancio del 2011 risulta che la casa di cura Polispecialistica Sant'Elena srl ha maturato debiti per 32 milioni e 816mila euro a fronte di ricavi per un milione 439mila euro. La Sant'Elena srl deve invece affrontare un'esposizione meno grave, pari a due milioni e 383mila euro, ma non ha registrato alcun ricavo. Per la Procura si sono verificate dunque tutte le condizioni perché il tribunale dichiari il fallimento delle due società amministrate da Laura Scanu, sorella di Alberto Scanu. Ma non è finita: nell'istanza di fallimento il pm Pilia fa riferimento a una comunicazione della Banca d'Italia in cui vengono segnalate «anomalie nella gestione delle relazioni commerciali intercorse fra il gruppo Scanu e il Banco di Sardegna» con «possibili ipotesi di bancarotta fraudolenta legate alla cessione di un immobile». Si tratta di un immobile di cui il gruppo Scanu è proprietario, ceduto in affitto alla società Kinetika, ancora riconducibile ad Alberto Scanu, cui l'8 marzo scorso la guardia di finanza ha sequestrato beni per nove milioni e mezzo trasferiti dal Policlinico Città di Quartu per sottrarli al fallimento. Per quest'operazione Scanu è indagato con l'accusa di bancarotta fallimentare, mentre Macciotta ha patteggiato tre anni di reclusione. Per il pubblico ministero l'istituto di credito potrebbe aver agevolato impropriamente le due società di Scanu concedendo prestiti malgrado le case di cura di Quartu si trovassero ormai in dissesto finanziario e non fossero più in grado di dare garanzie sul rientro.

Se il tribunale accoglierà l'istanza di fallimento la Procura dovrà necessariamente aprire un'inchiesta su questo versante che potrebbe coinvolgere il Banco di Sardegna. L'istanza di fallimento per le società di Scanu non è che l'ultimo atto dell'inchiesta sul Policlinico quartese, chiusa con la richiesta di giudizio immediato per otto persone, che hanno poi scelto il giudizio abbreviato.

Sono gli imprenditori cagliaritani Sergio Porcedda (54), già presidente del Bologna calcio, e Carlo Uda (60), Alberto Scanu (46), il vicedirettore del Banco di Sardegna Andrea Buschettu (52), Paolo Zapparoli (48) di Varese, Pierdomenico Gallo (74) di Cuneo ma residente in Svizzera, Matteo Colombo (39) di Milano, Paolo Moro (50) di Milano e Caterina Della Mora (41) di Udine. Per tutti, secondo il pm Pilia, le prove d'accusa sono evidenti. L'imputazione: bancarotta fraudolenta e bancarotta semplice. La vicenda è nota: il fallimento della Città di Quartu amministrata da Macciotta, cui sono seguiti trasferimenti di beni e denaro per 13 milioni, con un giro di assegni destinato a spolpare la società madre a vantaggio di altre aziende mentre era in corso il fallimento.

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