La Nuova Sardegna

Il genio di un sassarese dietro le orde di zombi di World War Z

di Daniela Scano
Il genio di un sassarese dietro le orde di zombi di World War Z

Marco Carboni, 33 anni, è il mago della grafica che ha creato gli effetti speciali anche per “Le cronache di Narnia” ed “Harry Potter”

31 ottobre 2013
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SASSARI. Il 15 ottobre è stato accolto come una star alla View Conference di Torino: la principale conferenza italiana dedicata alla grafica digitale. In un’ora ha raccontato agli addetti ai lavori come è riuscito a creare le spaventose folle di zombie che assediano Gerusalemme nell’ultimo film di Brad Pitt “World War Z”, diretto da Marc Forster. La mattina dopo è tornato a Londra, a lavorare al computer insieme allo staff che dirige nel colosso Mpc. La platea torinese ammirata ed entusiasta gli ha dato la conferma di avere centrato l’obiettivo, ma lui non è un tipo che si monta la testa.

Marco Carboni, 33 anni, sassarese con un curriculum impressionante di collaborazioni nei maggiori film d’animazione digitale degli ultimi sette anni, è uno di quei giovani talenti che vivono il successo come una conseguenza e non come una meta del proprio impegno professionale. Per uno che per lavoro crea un mondo virtuale, ha uno spiccato senso della realtà. Direttore tecnico per la creazione della folla di Mpc (Moving Picture Company), Marco Carboni ha cominciato la sua carriera nel 2007 con “Le cronache di Narnia: il principe Caspian”. Ma è stato solo l’inizio: nel suo curriculum ci sono “Scontro tra Titani”, “Prince of Persia”, “Robin Hood” di Ridley scott e “Harry Potter e i doni della morte 2”. I suoi effetti speciali gli hanno fatto meritare un “Silver Aeaf Award”. La Mpc ha vinto, con tecnologie sviluppate anche dal dipartimento diretto dove Marco lavora, l'oscar ha vinto per gli effetti speciali per “Life of Pi”. «Io però – si schermisce – non ho lavorato direttamente al film». In Inghilterra, Marco guida un gruppo di esperti, quasi tutti giovani come lui, capaci di animare i sogni e gli incubi dei più grandi registi. Anche se in fondo è stato costretto a emigrare per realizzare i suoi progetti, Marco Carboni non si sente un cervello in fuga. E rivendica con orgoglio il valore aggiunto della fantasia «che – spiega – fa apprezzare noi italiani all’estero». «Il fatto è che pensiamo un po’ fuori dagli schemi – ha detto durante la sua lectio magistralis a Torino –. Quando c’è un problema e la soluzione non sta scritta nel manuale, è lì che si misura la differenza tra il tecnico e l’artista».

E di soluzioni tecniche, nei due anni e mezzo di preparazione di “World War Z”, Marco ne ha trovate tante. Il suo staff aveva il compito di far muovere folle oceaniche di zombie ma prima, spiega Carboni, i tecnici hanno dovuto studiare come farli muovere, cadere e rialzarsi. Il risultato è di un realismo impressionante. Il film, nelle sale da giugno, è un successo planetario. «La scena più difficile? Probabilmente quella in cui gli zombie scalano il muro e poi cadono» racconta. Per metterla a punto ci sono state tante chiacchierate via Skype con Brad Pritt che, racconta Marco, anche in questo film ha fatto a meno delle comparse. Nella sua storia di creatore di mondi affollati e virtuali, la parte più incredibile sembra essere quella personale del giovane protagonista. Nato nel 1980, Marco si è diplomato al liceo scientifico e poi ha frequantato a Pordenone e poi a Vicenza un corso Ial. La sua prima sfida: quattrocento concorrenti per venti posti. Un anno faticoso ma entusiasmante, quindi le prime esperienze professionali a Torino e a Milano. Poi il ritorno a Sassari, dove pensava di mettere in pratica le sue conoscenze. Quella nella sua terra è stata l’unica esperienza negativa della sua carriera, al punto che dopo qualche mese aveva già fatto i bagagli per andare in Scozia. «Ho trovato lavoro ma non mi sono fermato – dice –. Ho spedito curriculum in giro fino a quando non mi hanno chiamato alla Mpc». Era il 2007 e da allora gli effetti speciali hanno fatto faville anche nella sua vita. Ora che è direttore tecnico per la creazione della folla nel colosso mondiale, il giovane sassarese coltiva progetti di altri film. «è stato difficile – dice – ma se uno ha la passione si può arrivare. Certo, all’estero è più facile trovare i contatti giusti».

Nel dipartimento che dirige lavorano dalle otto alle quindici persone «a seconda della complessità del progetto». Il risultato finale di un film lo coglie di sorpresa, come è accaduto per l’ultimo “zombie moovie” di Brad Pitt. «Lavoriamo per comparti – spiega – e quindi anche noi siamo spettatori quando il nostro lavoro arriva nelle sale. Ogni tanto, confessa, a Marco Carboni piace guardare un film senza effetti speciali.

E non crede che la realtà virtuale possa fargli perdere il senso della realtà. «Assolutamente no – risponde deciso –. La vita reale fa irruzione ogni momento con le discussioni con i compagni di lavoro, le bollette da pagare». Marco Carboni sta lavorando a un nuovo grande progetto che per scaramanzia non vuole anticipare «perché non è stato ancora firmato il contratto». A rivelare il suo contributo sarà magari il prossimo premio per la migliore grafica digitale oppure, per gli spettatori più attenti, il suo nome che passa veloce nei titoli di coda dei film.

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