La Nuova Sardegna

La Sardegna che si svuota: futuro a rischio

La Sardegna che si svuota: futuro a rischio

Il trend demografico e le ultime previsioni: tra 50 anni almeno 400mila sardi in meno e più anziani. Interi paesi in “liquidazione”. Nascite, cresce solo la Gallura. La crisi avanza nel Sassarese

25 ottobre 2013
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di Giacomo Mameli

PERDASDEFOGU. Ci si può consolare pensando che anche la demografia non è una scienza esatta. Non lo è l'economia che pur si confronta con i numeri, immaginiamoci una disciplina che ragiona sui misteri della fecondità femminile, dei tassi di mortalità, delle immigrazioni. Ebbene: se tutte queste variabili rimanessero identiche a oggi - se si mantenesse, come dicono i tecnici, un'ipotesi "costante" sull'andamento della popolazione - la Sardegna perderebbe fra mezzo secolo 739.889 abitanti scendendo sotto la soglia del milione (al 31 dicembre scorso eravamo poco più di un milione e 600mila). Nell’ipotesi “centrale” riportata nella tabella, i sardi fra 50 anni sarebbero poco meno di 1.300mila, quattrocentomila in meno rispetto al numero attuale.

I dati. È una retromarcia "costante" e inflessibile. Lo prevedono due demografi delle università di Sassari e Cagliari, Luisa Salaris e Massimo Esposito, che - sui dati Istat - stanno studiando con particolare attenzione un fenomeno assai sottovalutato dalle classi dirigenti dell'isola ma che gli atenei hanno da tempo segnalato (risalgono a oltre trent'anni fa i primi inascoltati allarmi lanciati dallo statistico Giuseppe Puggioni, ordinario di Scienze politiche a Cagliari). Ovviamente vengono fatte anche altre ipotesi con diverse proiezioni, più o meno pessimistiche. Tutte indicano comunque una Sardegna che perde i suoi figli.

Le zone interne. Spopolamento complessivo da una parte e desertificazione pressoché totale delle zone interne, dal Goceano al Sulcis, dal Medio Campidano alla Gallura, dalla Marmilla alla Nurra. Le tabelle di queste pagine dànno alcune indicazioni. Ma è evidente che molti paesi - la stragrande maggioranza dei 377 Comuni - sono destinati a svuotarsi. L'Ogliastra ridurrà drasticamente gli abitanti di Osini, Perdasdefogu, Seui, Ussassai, Urzulei. Idem attorno a Sanluri e Ozieri, Macomer e Bono, Bosa e Guspini, per non parlare dell'Iglesiente dove la retromarcia demografica è inarrestabile.

Centri costieri. Cresceranno alcuni centri costieri: in Gallura Arzachena, Budoni e Palau con ritmi più intensi di quelli di Olbia che oggi conta 53 mila abitanti e ne potrebbe avere 63 mila fra mezzo secolo. In Ogliastra crescita a Girasole e Cardedu, un po' meno a Tortolì (oggi 10.759, tra 25 anni 11.086 contro Lanusei che scende da 5486 a poco più di 4700). Maluccio Alghero, a pochi chilometri bene Olmedo.

I capoluoghi. Crescita stentata anche attorno ai capoluoghi di Cagliari e Sassari. Nuoro città - previsione 2037 - cala da 36 a 33 mila residenti, Iglesias perde tremila abitanti.

Più vecchi meno giovani. Sono numeri "preoccupanti" che fanno dire a Luisa Salaris e Massimo Esposito: «In Sardegna diminuisce il potenziale di rinnovo della popolazione, la sua struttura è più vecchia, – ricordiamo che Perdasdefogu ha il record della longevità familiare nel mondo – da qui il circolo vizioso che oggi fa parlare di malessere demografico. La popolazione che si sposta è la più giovane per cui avremo un'isola sempre più popolata da anziani».

L’Italia si svuota. La redistribuzione della popolazione non è certo un fenomeno esclusivo della Sardegna. La terra - sono le previsioni Onu - sarà un pianeta africano, qualunque sia il tipo e la quantità delle immigrazioni verso l'Europa. Si calcola che nel 2100 un abitante su quattro del mondo sarà africano nonostante sia in calo, ma solo nella parte mediterranea, il tasso di fertilità femminile: dal 7 dell'Algeria di oggi all'1,75. Idem in Tunisia, in Marocco si passerà dall'attuale 6.5 figli per donna a 2.2, la Libia scenderà da 7.5 a 2.96.

E in un mondo fra trent'anni a dieci miliardi (sono previsti 20 miliardi nel 2095) sarà sempre più marginale la quota europea dove continuerà a primeggiare la Germania, seguita da Francia, Regno Unito Italia e Spagna. Già oggi i Paesi in via di sviluppo hanno 5 miliardi e 680 mila di abitanti. I Paesi sviluppati un miliardo e rotti, l'Europa è a 740 milioni. In Europa l'Italia è destinata a essere fra le più deboli. Perché - è emerso chiaramente pochi giorni fa durante un convegno a Perdasdefogu ("Il mondo si popola, la Sardegna si spopola") per quale motivo un giovane dovrebbe fermarsi in Sardegna visto che non trova lavoro? Perché - si è chiesto il sindaco di Villagrande Beppe Loi - un neolaureato dovrebbe «farsi del male vivendo dove non ha un soldo?». Tassi di fecondità, certo. Ma «se non crescono le buste paga non crescono neanche i bambini», ha chiuso Stefano Lai, pastore di Escalaplano, laureato (110 e lode) in Scienze politiche.

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