La Nuova Sardegna

È morto Fiorentino Pironti, la Nuova in lutto

È morto Fiorentino Pironti, la Nuova in lutto

È stato vicedirettore e grande protagonista di molte stagioni del giornale. Successivamente aveva diretto la Gazzetta di Reggio Emilia e l’Agenzia giornali locali del Gruppo Espresso

22 ottobre 2013
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ALGHERO. Ieri mattina in forma privata sono stati celebrati ad Alghero i funerali di Fiorentino Pironti, giornalista di razza, già vicedirettore della "Nuova" poi passato a dirigere la "Gazzetta di Reggio Emilia" e l'Agenzia giornali locali del Gruppo Espresso. Da quattro anni era in pensione, ma non aveva mai tirato i remi in barca e aveva continuato a mettere la sua esperienza e la sua passione per il giornalismo al servizio dell'isola: ha diretto il "Messaggero Sardo", cordone ombelicale tra i nostri emigrati e la Regione, e il free press di Cagliari "Sardegna Quotidiano".

È mancato alla vigilia dei 68 anni. Ai familiari e agli amici aveva lasciato una disposizione precisa: che la notizia della sua morte fosse data a esequie avvenute. I colleghi della "Nuova" hanno rispettato questa sua volontà e con dolore non si sono stretti attorno alla bara per l'ultimo saluto. Ma ieri mattina col pensiero eravamo tutti lì.

Fiorentino Pironti ha cominciato la sua carriera giornalistica a Sassari, città che amava in maniera viscerale essendo nato alle Quattro Cantonate e avendo trascorso la giovinezza nei vicoli del centro storico. Era stato il padre Raf, corrispondente del Corriere dello sport, a contagiargli la passione per la carta stampata. Era arrivato alla "Nuova Sardegna" nei primi Anni Settanta, pieno di passione per lo sport. Si fece invece le ossa nel "settore province" per continuare poi nelle cronache sportive. Erano gli anni difficili della Sir di Rovelli, culminati con l'esodo di molti giornalisti della "Nuova" verso un'altra testata, Tuttoquotidiano. L'avvento del Gruppo Caracciolo nel 1981 è stato per Fiorentino Pironti un trampolino di lancio. Indimenticabili i suoi articoli sull'incendio di Curragghja, a Tempio, ma anche tanti altri servizi, come quello della nave affondata con un carico di veleni vicino alle coste della Gallura.

Poi il passaggio dalle "province" allo sport, sulle orme del padre. Inviato di punta della Nuova Sardegna al seguito della Torres che stava attraversando momenti di gloria calcistica rimasti nella storia della città. Grazie soprattutto agli articoli di Fiorentino Pironti, che ha scritto pagine indimenticabili di imprese epiche della squadra rossoblù. Poi, il salto di qualità: da caposervizio-inviato dello Sport ad incarichi di prestigio a Cremona e Livorno. Poi il rientro alla Nuova come caporedattore centrale. Un compito fondamentale in un giornale: il coordinamento dei servizi, delle redazioni, di tutti i giornalisti. Un rapporto quotidiano con i colleghi, per lavoro, ma anche soltanto per scambiare quattro chiacchiere. Fiorentino era sempre disponibile con tutti, si affezionava ai colleghi e si faceva voler bene. Per tutti aveva sempre una battuta, un aneddoto, una barzelletta, rigorosamente in sassarese. Perché è vero che era un grande lavoratore, ma non si negava il divertimento, e allora via a interminabili partite a mariglia o a scopa con i colleghi della tipografia, in attesa della notizia dell'ultim'ora o della chiusura dell'edizione. E in occasione delle feste, sfoderava l'altra sua grande passione: la chitarra, un amore di gioventù (aveva suonato anche in diversi gruppi musicali) che si è portato appresso per tutta la vita.

Nel 2003 il coronamento di trent'anni di impegno: nominato direttore della "Gazzetta di Reggio" lascia Sassari non senza rimpianto. E poi sempre più su, sino a dirigere l'Agenzia giornali locali del Gruppo Espresso. Poi, i primi problemi di salute e la decisione, sofferta, di andare in pensione ma di non lasciare il giornalismo.Da due anni e mezzo sapeva di avere un male incurabile. Ma non si è arreso. Con fatalismo ha continuato a fumare sino alla fine. "Il mio coccodrillo - diceva con la sigaretta fra le labbra - francamente vorrei scrivermelo io". Ma al giornale non l'ha mai mandato. Oppure, per scaramanzia, non l'ha mai scritto.

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