La Nuova Sardegna

Fondi Cipe, braccio di ferro con la Regione

di Luigi Soriga

Gli 89 milioni stanziati per sei progetti deliberati nel 2011 saranno utilizzati solo tra due anni

19 ottobre 2013
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SASSARI. C’è una cascata di soldi pronta a rovesciarsi sulle reti idriche dell’isola, e questo flusso di 89 milioni verrà messo in freezer e utilizzato solo tra due anni. Motivo: Abbanoa e Regione non si sono ancora accordate sulla gestione dei progetti finanziati dal Cipe. In pratica queste ingenti risorse stanziate per la Sardegna con la delibera 62, utili alla realizzazione di sei progetti, non rientrano nel contratto per la gestione del Servizio idrico integrato di cui Abbanoa è titolare. Questo perché ogni attività che la società svolge deve essere coperta dalle bollette pagate dagli utenti: i costi di progettazione per gli interventi Cipe non rientrano nel ventaglio di spese sovvenzionati dalla tariffa dell’acqua, e dunque, non potendo metterli in conto ai cittadini, Abbanoa ha bisogno di un ulteriore contratto che copra le parcelle degli ingegneri e dei tecnici. Questa la posizione dell’Ente di gestione dell’acqua. La Regione, invece, pensa che Abbanoa, in quanto titolare del servizio idrico e dunque di tutte le reti e depuratori, debba occuparsi anche dell’attività di progettazione. Insomma grazie a questo braccio di ferro si è perso un sacco di tempo e si è arrivati alla scadenza dei finanziamenti Cipe da 89 milioni per 6 progetti già deliberati nel 2011.

Soltanto lo scorso aprile l’Autorità d’Ambito ha chiesto ad Abbanoa la stipula di un contratto aggiuntivo per occuparsi dei fondi Cipe. Ma a questo punto la società ha giudicato irricevibile l’istanza perché i tempi ormai erano troppo stretti: significava realizzare progetti, ottenere le autorizzazioni, indire le gare, disporre le aggiudicazioni e stipulare contratti. In sostanza si rischiava di non rispettare il codice degli appalti e delle normative vigenti, che impone una tempistica lunga per espletare in maniera corretta tutto l’insieme di procedure. Una parentesi temporale che la scadenza ultima del 31 dicembre avrebbe compresso a dismisura.

Quindi la situazione paradossale che si crea è questa: nell’isola le reti sono talmente malconce che la metà della risorsa idrica si perde per strada. I potabilizzatori hanno macchinari datati e non funzionano a pieno regime, tanto che la pressione nelle tubature spesso non è accettabile. Le imprese che operano nell’edilizia e nel settore idraulico sono alla fame e non vedrebbero l’ora di potersi mettere al lavoro. Eppure, nonostante questo scenario, per un rimpallo di responsabilità la Sardegna si permette di chiedere la proroga per gli 89 milioni e finisce per conservarli in un cassetto.

E quando invece decide di utilizzare le risorse ministeriale, lo fa con i salti mortali. E’ il caso dei 15 interventi Cipe del comparto depurativo fognario. Ad Abbanoa la stipula del contratto supplementare per occuparsi dei progetti è arrivata lo scorso marzo, nonostante i finanziamenti risalissero al 2011. Termine ultimo per utilizzarli: 31 dicembre 2013. Il risultato finora è che di questi 14 progetti, con una sfida contro il tempo,ne sono stati mandati in gara 10. Ma 4 di questi interventi, come il depuratore di Sant’Antioco (6,5 milioni), la rete di Quartu Sant’Elena (8,5 milioni), e la rete fognaria di Orosei (7,5 milioni), sono bloccati per i paletti di Soprintendenza, ministero e Comuni. C’è il rischio che 23 milioni si perdano definitivamente.

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